L’errore tattico di Zelensky che critica il negoziatore
Giovanni Sallusti · 20 Febbraio 2025
Cari ascoltatori, Volodymyr Zelensky è inciampato in un brutto errore tattico: non si può contraddire, men che meno criticare pubblicamente il caponegoziatore. Specie se il caponegoziatore è Donald Trump, che rappresenta il Paese che negli ultimi due anni ha tenuto in piedi l’Ucraina mentre veniva aggredita e invasa (cosa così fattuale che solo dei propagandisti del Cremlino possono sostenere il contrario). Oggi Zelensky ha di fronte a sé una sola via d’uscita, quella individuata dagli Stati Uniti: il negoziato attraverso la deterrenza reciproca tra l’America e la Russia, lo schema che ha già guidato tutto il primo mandato Trump, tanto che è stato l’unico periodo in cui Vladimir Putin se n’è stato rintanato in casa sua.
D’altra parte, l’Ucraina non ha alternative: l’Europa, che si è ritrovata a casa dell’inverosimile bonapartino Emmanuel Macron, non ha calato sul tavolo un’idea credibile (quando mai lo ha fatto?) sotto il profilo politico, militare, e anche narrativo, per uscire da questo pantano. In questa situazione se critichi il caponegoziatore, che fra l’altro ha anche un carattere irritabile, commetti un errore a monte, perché lui risponderà come ha fatto, con frasi iperboliche, alcune anche criticabili. Che sia sbagliato lo confermano le frasi del consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Mike Waltz.
Waltz non è affatto un filorusso, ma anzi è proprio il contrario, dopo l’invasione dell’Ucraina ha subito criticato la Russia, l’ha definita una stazione di servizio con le armi nucleari (ricordando un po’ Ronald Reagan, che l’aveva chiamata un Burundi con le armi nucleari). Ma Waltz ha anche chiaro che questo dossier va chiuso, perché la vera minaccia esistenziale per l’America e l’Occidente è la Cina: ed è la medesima posizione del segretario di Stato Marco Rubio, un altro assolutamente non filorusso.
Waltz ha consigliato a Kiev di abbassare i toni, di esaminare meglio la situazione, di firmare l’accordo sui minerali strategici proposto dagli Stati Uniti, argomento rilevante per Trump; e ha dichiarato la frustrazione della Casa Bianca per la posizione di Zelensky, come ha ribadito anche il vicepresidente J.D. Vance. Oggi questa frustrazione si materializza nell’annullamento della conferenza stampa prevista tra Zelensky e l’inviato di Donald Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, che si è comunque confrontato con la leadership ucraina, ma senza incontro con i giornalisti.
Per questo speriamo tutti, almeno tutti quelli che amano la libertà, la sovranità dei popoli e la pace, che Zelensky non persista nell’errore, perché sarebbe fare un grande favore al suo invasore, Vladimir Putin. Non spari sul caponegoziatore, sparerebbe contro i suoi interessi.