L’impegno in versi è la mamma: Testori e Cristicchi

· 19 Febbraio 2025


In questa puntata di Alta Tiratura, Alessandro Gnocchi fa un’incursione nel Festival di Sanremo, e commenta il fatto che la quasi assenza di interventi su temi politici e sociali in realtà non configuri una kermesse all’insegna del disimpegno, ma di un impegno di natura diversa, intima.

Un esempio è la canzone di Simone Cristicchi “Quando sarai piccola”, dedicata alla madre Luciana, in condizione di disabilità dopo una grave emorragia cerebrale, un testo dai versi toccanti che spiega come l’impegno personale valga quanto, anzi di più quello pseudosociale di un evento popolare come il festival: si porta al di là dei sermoni e degli ammiccamenti fra la politica e la propaganda che hanno costellato le ultime edizioni del festival. Gli ascolti non ne hanno affatto risentito, anzi sono saliti di un paio di milioni rispetto alle felici annate scorse, con buona pace di qualcuno che avrebbe voluto vedere i monologhi, i comici che tengono comizi, le barzellette a sfondo politico, le imitazioni e tutte queste cose un po’ penose cui abbiano assistito nel corso degli anni, in cui il politicamente corretto dominava su tutto.

Gnocchi nota come ci sia anche un legame fra il festival, la canzone di Cristicchi e la letteratura: sta in un autore che ha scritto versi bellissimi sul rapporto con la madre morente, destinati a essere recitati, Giovanni Testori, in particolare per una trilogia pubblicata all’inizio degli anni Ottanta, “Conversazione con la morte”, “Interrogatorio a Maria” e “Factum est”. Questi testi venivano recitati sul palco da una sola persona, al principio Testori stesso seduto su una sedia, e il successo fu tale per molti anni fu replicato ovunque, davanti a un pubblico per lo più di ragazzi, non solo cattolici, che non si sentivano rappresentati proprio dall’impegno politico, partitico, propagandistico. Questo successo saldò la vicinanza tra Testori, Luigi Giussani e gli ambienti di Comunione e Liberazione, anche perché la diffusione dei suoi testi partì dal Teatro dell’Arca, una piccola compagnia proprio di Cl. Una scelta molto forte, significativa per un autore che fino a poco prima aveva lavorato con artisti del calibro di Luchino Visconti.

Si tratta di versi tenerissimi e angoscianti, di una poesia certamente non meno impegnata di un’ode politica: si parla dell’attività della vita, del passaggio di consegne tra la madre e il figlio che diventa genitore dei suoi genitori, della storia dell’umanità. E forse la storia dell’umanità è un pochino più importante delle tirate politiche contro il governo di destra, contro il fascismo che ritorna, di tutte queste banalità assortite di cui i commentatori di sinistra e alcuni membri del Pd sembrano non poter fare a meno. Se la sinistra intende ripartire dal Festival di Sanremo, forse qualcosa che non va.


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