Attentato in Austria finanziato dall’accoglienza di sinistra

· 18 Febbraio 2025


In Austria un rifugiato siriano di 23 anni che si chiama Ahmad uccide un quattordicenne e accoltella quattro persone a caso: quando viene bloccato dalla polizia se la ride. In questa puntata di Zoom, Antonino D’Anna ne parla con il giornalista della Verità Fabio Amendolara e con Lorella Gerace, responsabile Lega per l’Austria.

Fabio Amendolara sottolinea come il problema “affonda le sue radici nelle politiche di Angela Merkel: i porti aperti furono promossi dalla grande accoglienza tedesca, sostenuta anche dalla Francia di Sarkozy. Pensavano di saperla gestire, ma dopo anni di invasione, oggi ci ritroviamo con persone marginalizzate, che accumulano rabbia e scontento e lo tramandano anche alle generazioni future. Sappiamo che gli immigrati di seconda e addirittura di terza generazione, soprattutto quelli che vivono nei contesti suburbani, nelle periferie, maturano questi sentimenti di assoluta non integrazione. Quindi poi si arriva ai gesti estremi che abbiamo visto e che vediamo in molti Paesi”.

Se in Italia finora non ci sono stati casi gravi è grazie al fatto che i cosiddetti “lupi solitari” sono sotto controllo: “Per fortuna abbiamo un’intelligence, un apparato investigativo che funziona molto bene perché ha mutuato le esperienze investigative applicate alla criminalità organizzata e le indagini antiterrorismo: una capacità che ci  invidiano in tutta Europa, forse in tutto il mondo”.

Lorella Gerace, direttamente “sul campo”, racconta la sua esperienza. “È molto difficile per la polizia tenere sotto controllo queste persone. In Austria abbiamo più di 100 mila residenti siriani ufficiali (su una popolazione di 9 milioni di abitanti), il che vuol dire che sono molto di più. Questi si muovono velocemente in rete, cambiano piattaforme: l’Austria ha il problema che non si può tenere sotto intercettazione le piattaforme online, se non con permessi molto difficili e da ottenere, per una legge che fu varata dopo la Seconda guerra mondiale secondo la quale non si possono controllare le persone per il pericolo di nazificazione. Allora, su questi tipi di piattaforma le persone si affiliano a degli influencer jihadisti, che non devono neanche impegnarsi a radicalizzare, aspettano come un ragno nella tela gli insetti che arrivano e li assoldano. Non c’è più bisogno di addestrare i cadetti terroristi, non li mandano più nei campi di addestramento in Siria, ora avviene tutto online”. 

“Come comprano le armi? Lo Stato austriaco, in mano al centro-sinistra, pensa bene di pagare queste persone mensilmente che vanno da 370 oltre 1.000 euro al mese se hanno famiglia; con qualche lavoretto in nero si posso avere soldi a sufficienza per a stare a casa e a pensare ad altre cose”.

“La gente è stufa, ha paura, sui tram o in metro a Vienna non senti mai parlare tedesco mai. Ieri l’altro sulla metro c’era un arabo con i piedi sul sedile vuoto davanti a sé, e non c’era altro posto, gli ho detto in tedesco “che vuole dire mettere i piedi sui sedili?” Lui si è alzato in piedi minacciandomi e mi ha detto io faccio quel che mi pare e la metropolitana non è tua, brutta stronza, esci!”. Io ho reagito violentemente, ho risposto “neanche tua e impara il tedesco – parlava molto male il tedesco – e impara le nostre regole, impara a rispettare le persone”. Lui è diventato violento e una ragazza, forse la sorella perché gli somigliava, lo ha fermato, ma lui mi avrebbe picchiato molto volentieri. Questa è l’atmosfera in cui viviamo”.

 


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