Fabio Dragoni: Con la Germania contro gli Usa? Già dato…

· 11 Febbraio 2025


A “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti discute dei cambiamenti geopolitici in atto con l’opinionista e firma de La Verità e del Timone Fabio Dragoni.

“Nelle provocazioni di Trump certo che c’è un metodo. Per capirlo bisogna tenere in conto alcuni fatti. Negli ultimi 25 anni (perché è un tempo abbastanza lungo e perché coincidono con l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio, che è stata la vera rivoluzione) gli Stati Uniti hanno accumulato un mostruoso deficit commerciale, cioè hanno importato più di quanto esportato in misura pari a 1.400 miliardi. È una cifra che nessun altro Paese al mondo potrebbe permettersi. Non è il caso degli Stati Uniti, perché hanno il privilegio di stampare il dollaro, che è la moneta del mondo: quindi avranno sempre a disposizione dollari per acquistare ovunque. Gli Stati Uniti sono il cliente del mondo e mandano avanti il mondo, ma alla lunga questo significa che smettono di produrre e comprano fuori. Cosa che non può funzionare all’infinito, perché se compri dall’estero perché costa di meno, alla fine diventi comunque troppo povero per poterti permettere quelle cose. Questo spiega anche il successo di Trump, perché vuole tornare ad avere la manifattura dentro gli Stati Uniti”.

“Dall’altra parte ci sono due signori che sono i fornitori del mondo. Uno è la Cina, che in questi 25 anni ha accumulato un surplus commerciale di 5.000 miliardi. Il secondo, che in realtà è il primo, è la Germania, con 5.100 miliardi. Questi sono i veri interlocutori e antagonisti con cui Trump si misura. E l’Italia, per dare un senso alle proporzioni, in questi 25 anni ha registrato +50 miliardi. Scappa da ridere”.

“Quest’idea dell’uniamoci tutti contro Trump, che l’Europa deve parlare con una voce sola, non mi convince per niente. Stringersi a braccetto con la Germania, in questo momento, è la ricetta ideale per prendere schiaffi dagli Stati Uniti. Tra l’altro cosa che è già successa nel Novecento, diciamo in un’altra veste, più tragica. Non è stato un luminosissimo caso di successo. Nel caso di oggi, il cortocircuito prende fuoco: quelli che si dicono antifascisti e secondo cui noi saremmo i fascisti, sono gli stessi che vogliono replicare, di fatto, la ricetta fascista di andare contro gli Stati Uniti unendosi alla Germania”.

“Gli Stati Uniti non saranno presenti, neppure attraverso Rubio, al prossimo G20. Con i dazi Trump sta facendo capire che lui intende ragionare con gli Stati nazionali: divide et impera, insegnavano i romani. Noi italiani abbiamo tutto da guadagnare nel farci vedere lontano da Germania e Francia”.

“Ursula von der Leyen, pure con un linguaggio non incendiario, ha rivendicato una sorta di equidistanza tra gli Stati Uniti e la Cina, come se fossero la stessa cosa. Ma non è così. Trump dagli europei vuole due cose. La prima è che si acquisti il loro gas, e questa è la cosa meno impattante, perché il gas è gas, da ovunque arrivi. La seconda è si porti la spesa militare al 5% del Pil: è un modo per cercare di riequilibrare la finanza commerciale, perché mentre tante industrie se ne sono andate dagli Stati Uniti, quella delle armi negli Usa è ancora florida. Quindi, il mondo di Trump è un mondo con meno guerre ma più armi”.

“Mentre Elon Musk su Marte ci andrà, gli europei ci vivono già, su Marte, quindi diranno: ma noi abbiamo il patto di stabilità. In un’intervista recentissima Paolo Gentiloni ha detto che, in effetti, il patto di stabilità per quanto riguarda le spese militari potrebbe essere anche rivisto. Ma se lo puoi rivedere per una cosa, puoi farlo per tutto. Ed ecco che l’essenza stessa dell’Unione europea, questo organismo sovranazionale, il Leviatano che vive di regolamenti e costrizioni, comincia a vacillare. E vacilla anche un altro racconto: durante la campagna elettorale Usa, dicevano che Trump sarebbe uscito dalla Nato. E invece no: non è Trump che esce dalla Nato, è Trump che butta fuori a calci nel sedere chi non rispetta gli Usa. Cioè prende sul serio la Nato”.

“E visto che il cliente ha sempre ragione, se vuoi vendere negli Stati Uniti devi dialogare con Trump alle sue condizioni: il libero commercio internazionale senza dazi è un modello, è una costruzione teorica, ma nella pratica non esiste un mondo completamente libero, perché il sovrano detta la sua legge nel momento in cui oltrepassi la sua frontiera. Continueremo a vivere in un mondo globale: non è che non viaggeranno più i container, o le navi e gli aerei: ma il globalismo come ideologia, questo è completamente tramontato”.

“Quella di Gaza è un’idea raffinatissima e di alto valore simbolico e morale. Poteva solo venire a un businessman, in Italia solo un Berlusconi avrebbe potuto tirare fuori una proposta di questo genere: un luogo distrutto, teatro di violenze incredibili e continue, diventa un paradiso. La realtà è che non è più sostenibile né pensabile, dopo il 7 ottobre e dopo una lunga guerra, che Hamas possa continuare ad avere il controllo di Gaza, ma soprattutto che Gaza possa esistere. Gaza è una lingua di terreno con 4,5 milioni di persone che vivono in uno spazio occupato da una città come Enna. Non è un modo normale di vivere. E Trump allora dice: il mondo arabo deve tornare a farsi carico della questione palestinese. Ci guadagnerebbero tutti”.

“Trump non è la causa del crollo del globalismo e del sovranazionalismo, ma ne è la conseguenza: questo ordine non sta più in piedi. Qual è il filo rosso che unisce la dottrina dem e quella socialista globale? È dare quanti più poteri a organismi sovranazionali, perché loro sono i buoni – un caso di scuola è la Corte penale internazionale – e sempre meno poteri agli Stati nazionali. Perché negli Stati nazionali qualcuno di sgradito può vincere le elezioni, ma se facciamo filtrare il potere dall’alto lo rendiamo sempre più impermeabile alla democrazia. Ecco perché a sinistra vogliono disarticolare gli Stati nazionali e allora usano parole tipo sovranisti, tecno-sovranisti, tecno-fascisti. In realtà i veri fascisti sono loro, perché vogliono un potere che sia al riparo dal giudizio democratico, e questa è la grande sfida. Ha ragione Roberto Arditti quando dice che la destra deve sapere che avere il consenso è una condizione necessaria ma non sufficiente; invece fino a oggi per la sinistra il consenso, per avere, il potere era una condizione sufficiente ma non necessaria. Così il Pd ha governato per anni senza aver vinto le elezioni…”.


Opinione dei lettori
  1. Angelo Besio   Di   8 Febbraio 2025 alle 14:18

    Scusatemi, non sono un precisino. ma nell’articolo si parla di 1400 miliardi di dollari di disavanzo usa negli ultimi 25 anni, ma credo che ci sia un errore.
    Non 1400 miliardi ma bensi 14000, altrimenti le cifre citate in seguito non avrebbero senso.
    Con stima

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background