Il Corriere innamorato di Elly: l’abbiamo perso

· 7 Febbraio 2025


Cari ascoltatori, c’era una volta il Corriere della Sera, il quotidiano che è stato la voce della borghesia produttiva milanese, l’organo di un certo pragmatismo, di un certo moderatismo, nonché anche il centro di equilibri consociativi dell’establishment italiano. Bene o male, quel Corriere ha sempre tenuto una barra riformista, stava alla larga dagli opposti estremismi e raccontava quell’Italia lì, che spesso era la parte trainante del Paese.

Le cose sono cambiate: sotto la medesima testata vediamo una specie di allegato dell’Unità, una brutta copia del Manifesto (che però fa titoli più belli e che è comunista lo dichiara). Oggi si legge in prima pagina un articolo di Fabrizio Roncone, una firma di punta di solito molto pepata, che si dedica a scrivere paginate di sfottò contro gli esponenti del centro-destra – dalla ricerca capillare di indizi criptofascisti alle pulci stilistiche ai politici della Lega o di Fratelli d’Italia – e di conseguenza è abituato a impartire lezioni morali e a tromboneggiare sulle destre eversive al potere. Ebbene, questo antico Roncone è sparito. Al suo posto ne è comparso uno mieloso ed entusiasta di Elly Schlein e del suo discorso alla Camera, che a suo giudizio l’ha consegnata alla definitiva leadeship del centro-sinistra.

In realtà, durante l’informativa sul caso Almasri, Elly ha imbastito una sceneggiata buona per la capoclasse di un liceo radical chic: si è esibita in battutine e giochi linguistici che lei stessa avrebbe giudicato stupidate se pronunciati da qualcuno di centro destra; e ha (chissà se consapevolmente) ignorato un paio di fondamenti della politica come l’interesse nazionale e la ragione di Stato, che un quadro medio del vecchio Pci non avrebbe mai mancato di considerare.

Ebbene, per queste cose Roncone è andato in estasi. Già appariva eccitato nel titolo in prima pagina, “Grinta, battute e toni più duri: la svolta di Schlein” e nel richiamo sottostante, “Schlein prova a essere sul serio la guida del centro-sinistra, senza supercazzole, non più moscetta o pedagogica. ‘Meloni presidente del Coniglio’ è diventato un whatsappino destinato a restare nella storia di questa legislatura”. Il whatsappino ha scavallato la sua funzione di rozzo strumento della politica priva di visione della destra ed è diventato qualcosa che in mano a Elly resterà nella legislatura: traducendo, Roncone ha rinunciato da subito al ruolo di apologeta credibile perlomeno nei toni.

Dopo, va peggio: “Piena di una grinta inattesa, rinunciando a quel suo sorriso ipnotico, non più pedagogica, saccente, moscia o moscetta, ma con un fare diretto, senza supercazzole, con una lingua politica dura, netta, comprensibile a tutti ed eccitante per la popolazione dem, ma anche piena di un gusto antico, usando clamorosi toni da vera gruppettara e ricorrendo a una metafora beffarda e urtante (…) per dare la sensazione di essere, o per provare sul serio ad essere, la guida del centrosinistra: così, mercoledì pomeriggio, a Montecitorio, Elly Schlein”.

Una beatificazione in nome dei suoi nuovi toni da gruppettara, cosa che in Parlamento avrebbe fatto inorridire qualunque vecchio comunista compos sui. Beffarda e urtante sarebbe la battuta sul “presidente del Coniglio”, ma pensate a tutto questo a parti inverse: Elly e i suoi sarebbero insorti, l’avrebbero impugnata come una cosa irrispettosa, infantile e indegna di un dibattito politico. Invece, se esce dalla bocca di Elly, la cosa infantile secondo Roncone è prova di una vera leadership.

E così salutiamo il Corriere, che si è ridotto a diventare l’house organ dello schleinismo, cosa che perfino l’Unità e il Manifesto si rifiutano di fare.


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