Via dall’Oms, un graal sacro solo per la Cina

· 6 Febbraio 2025


Cari ascoltatori, vorremmo far notare che l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, non equivale al dogma dell’Immacolata Concezione, non è il Sacro Graal, né è al di fuori dell’umano esercizio della critica. Lo diciamo perché oggi è stata approvata in Consiglio regionale della Lombardia una mozione della Lega che, richiamandosi anche alla decisione dell’amministrazione Trump di portare fuori gli Stati Uniti dall’Oms, chiede di modificare radicalmente il funzionamento dell’organizzazione “come suggerisce anche la fallimentare gestione dell’epidemia Covid, senza escludere in principio l’eventuale uscita dell’Italia se mancassero le condizioni di sostenibilità economica per rimanervi”.

È un passaggio intermedio, ma è in linea con la posizione degli Usa e anche del presidente argentino Javier Milei, che ha annunciato l’uscita dall’Oms per motivi analoghi, cioè di opacità gestionale e di non sostenibilità economica collegata alla cattiva gestione della pandemia. Va tenuto a mente che l’Oms è monopolizzata da lobby dell’industria sanitaria: noi siamo liberali e le lobby non ci scandalizzano di certo, ma pensiamo anche che dovrebbero relazionarsi direttamente con i governi e non monopolizzare organizzazioni internazionali che sbandierano retoricamente nobili principi.

Il problema principale, però, è geopolitico: l’Oms negli ultimi anni ha agito concretamente come un braccio della Cina comunista, realtà che con la pandemia si è manifestata in tutta la sua inaccettabilità. L’organizzazione, ancora a inizio gennaio 2020, diffondeva indagini cinesi secondo le quali non era dimostrato il contagio da covid tra esseri umani e intanto censurava i report della democratica Taiwan sull’epidemia che stava esplodendo. Addirittura, a fine gennaio il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus durante un colloquio a Pechino con il suo “datore di lavoro” Xi Jinping, assicurava che la Cina stava definendo nuovi standard per la lotta all’epidemia. Insomma, l’Oms sosteneva gli interessi cinesi nel momento in cui un virus letale stava per invadere il mondo partendo dalla Cina.

Per inciso, Ghebreyesus ha una biografia abbastanza istruttiva: ex ministro della Sanità e degli Esteri etiope, è uno storico militante del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè, un gruppo marxista-leninista da sempre appoggiato dal Dragone. Non è strano, allora, che l’Oms abbia sempre aderito a interessi cinesi, sebbene con i soldi dei contribuenti occidentali e soprattutto americani: il contributo di Washington all’organizzazione oscilla fra i 400 e i 500 milioni di dollari all’anno, mentre quello di Pechino si ferma a 40 milioni. Se allora l’Oms è sdraiata sugli interessi di un regime comunista che contribuisce oltre dieci volte meno della principale democrazia occidentale, perché rimanerci? E perché dovrebbe farlo l’Italia, che invece potrebbe investire quel denaro nella sanità nazionale, settore che – come ci raccontano loro signori ogni giorno – necessita di finanziamenti, rinnovamenti, ammodernamenti? Questa è la domanda che in una democrazia si può, anzi, si deve porre.


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