Gli editori guardano solo a sinistra, i lettori sono stufi
Alessandro Gnocchi · 2 Febbraio 2025
IN questa puntata di Alta tiratura, Alessandro Gnocchi parla con il collega del Giornale Matteo Sacchi del bilancio dell’editoria del 2024, i numeri dell’Aie mostrano numeri impietosi: 23,2 milioni di euro persi, cioè circa 800mila copie vendute in meno rispetto al 2023. I fattori sono molti, dallo stop al bonus biblioteche (che infatti il ministro Alessandro Giuli ha deciso di ripristinare) a varie sfaccettature sulle scelte degli editori, più la fine di alcune “mode”, per esempio le saghe e le serie di romanzi ad alto numero di pagine.
Ma l’osservazione si spinge anche sul terreno di una piega “politica”, perché si vedono arrivare a ondate tonnellate di libri uno uguale all’altro, letteralmente intercambiabili: per esempio, se sulle cronache dominano i temi dell’immigrazione, subito piove una tonnellata di libri sui meriti dell’accoglienza: che peraltro nessuno vuole negare, però ci sono anche altri punti di vista che meriterebbero di essere rappresentati. Invece viene a mancare il dibattito, e quando non c’è il dibattito l’interesse prima o poi crolla.
Si nota una marcata omologazione in moltissimi settori, in particolare nella saggistica, dove domina un tentativo di investire sulla divulgazione molto semplice, molto pop, che qualcuno sa fare, qualcun altro no. La divulgazione di Aldo Cazzullo ha realizzato numeri alti ed è la prima volta dopo molto tempo che si è visto un saggio chiudere l’anno primo in classifica (“Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia” edito da HarperCollins Italia, 310 pagine, 18 euro), ma vari altri divulgatori, al contrario, vanno male. Il problema è che il dibattito molto spesso è politicamente orientato e privilegia moltissimo un certo tipo di autore, che si può tranquillamente dire “tiri” a sinistra. Il contraddittorio non è previsto e questo genera disinteresse.