Tiziana Maiolo: sinistra serva dei magistrati ideologizzati

· 1 Febbraio 2025


A “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti incontra Tiziana Maiolo, giornalista, editorialista per il Riformista, deputata dal 1992 al 2001 e  presidente della Commissione giustizia dal 1994 al 1996.

Il giorno in cui Berlusconi ricevette il famoso mandato di comparizione del 1994, mentre era al G7, “eravamo tutti a Napoli: la sera prima era stata distensiva, l’avevamo trascorsa al teatro San Carlo, ma a fine serata si cominciò a sentire qualche sussurro, finché alle 7 del mattino venni svegliata perché il Corriere era uscito con la notizia dell’invito a comparire a Berlusconi. Fummo costretti a passare davanti a una selva di telecamere con il presidente del Consiglio che presiedeva una seduta dell’Onu sulla criminalità, accusato di essere stato un corruttore della Guardia di Finanza: un’accusa che poi finì in nulla, fu completamente assolto. Fu una provocazione chiarissima, dopo la quale il primo governo Berlusconi, primo governo di centrodestra della storia italiana, cadde”.

“Oggi direi che la magistratura associata mi sembra ancora più agguerrita, nel senso che sono riusciti a compattarsi. Al tempo di Berlusconi la sinistra invece non era compatta, perché una parte era garantista. Quella parte è sparita, perché dopo Tangentopoli è diventata un fanalino di coda. Oggi una parte di magistratura ha proprio un riflesso automatico, per cui la parola riforma è come un drappo rosso davanti a un toro infuriato e scatena delle reazioni spropositate”. 

“Adesso è la sinistra a rincorrere le iniziative di questa magistratura, sembra quest’ultima la vera opposizione e il Pd la succursale di certe Procure. La sinistra oggi non ha neanche la dignità di avere delle posizioni autonome sulla giustizia. Io dico sempre che ‘fanno le paperette’: vanno come  in fila dietro ai magistrati, aspettano che parli Giuseppe Santalucia, o chi gli succederà al vertice del sindacato dei magistrati, poi ripetono esattamente quello che ha detto”.

“Un esempio? Debora Serracchiani, che è anche avvocato ed è la responsabile giustizia del Pd: nel 2019 aveva firmato un documento dell’allora segretario del Pd Maurizio Martina sulla separazione delle carriere, e oggi aspetta il verbo dell’Associazione nazionale magistrati. Poi c’è la sinistra estrema, Angelo Bonelli ha messo il sacco a pelo nel corridoio della Procura della Repubblica e vive accovacciato tra le braccia dei procuratori: lui è il re degli esposti, altro che l’avvocato Ligotti”.

“Il caso Palamara è stato una vera deflagrazione, perché ha disvelato dall’interno della magistratura tutto quello che noi sapevamo e dicevamo già, ma con meno credibilità, perché come solito sembravamo i politici contro la magistratura. Lui ha reso chiaro che si tratta di progetto politico. Quei magistrati non vogliono la riforma, vogliono continuare a fare quello che hanno sempre fatto, cioè svolgere un ruolo politico: se li si separa in due e si toglie loro anche il potere dell’indagine e delle punizioni disciplinari sui magistrati che rompono le righe, allora si indebolirà una casta, un centro di potere, perché la divisione dei poteri comporta che non ce ne sia uno che prevale sull’altro. E ha ragione Meloni quando dice: se vogliono governare, allora si candidino. Una presidente del Consiglio così solida è anche una fonte di ispirazione per tutti, soprattutto per gli uomini e le donne del Parlamento, che non dovranno cambiare neanche una virgola di questo provvedimento”.

“La riforma sulla separazione delle carriere è un’operazione di grande mediazione e la magistratura la dovrebbe apprezzare. Perché una legge veramente rivoluzionaria dovrebbe realizzare quello che già c’è in tutto il mondo dell’Occidente, in cui il pubblico ministero ha come riferimento il Ministero della giustizia, al quale deve rispondere: è così in Francia, in Germania, in Spagna, nel mondo anglosassone. Per un reato si deve rispondere allo Stato, perché non lo è solo nei confronti della vittima diretta, ma anche della comunità: commetterlo è infrangere un patto di legalità con tutti”.

“Una frase illuminante è stata quella del magistrato che disse che con Berlusconi era più facile, mentre Giorgia Meloni è più pericolosa perché non è attaccabile sul piano personale o professionale. E lo stesso discorso vale per Salvini. Meloni e Salvini sono due professionisti della politica ed è impossibile aggredirli su piani che non siano quello dell’attività di governo. Il caso di Salvini è stato, consentitemi di dirlo, una vera porcata, e continua a subire attacchi personali, senza sosta e molto violenti, dai quali lui si difende da persona civile ed educata”.

“Questo governo è molto solido, compatto, fortuna che Berlusconi non ha avuto perché Gianfranco Fini non era d’accordo con lui sulla giustizia ed era alleato con i magistrati. Per cui insisto sul fatto che sulla riforma non si debba indietreggiare di un solo millimetro, anche se questa legge non è perfetta. Ma se non si va avanti spediti comincerà il ping pong fra Camera e Senato e si correrà il rischio di farla finire su un binario morto. Questa è la scommessa”.

“I magistrati temono per la loro carriera e per questo subiscono condizionamenti. A me non sembra normale che uno come Carlo Nordio non sia neanche diventato procuratore capo, ma solo aggiunto. Le promozioni sono tutte politiche. A Giovanni Falcone venne creato il vuoto intorno, lui era di sinistra ma furono i magistrati di sinistra a impedirgli di fare carriera, e quando andò alla Direzione affari penali del Ministero di grazia a giustizia lo trattarono da traditore, con Claudio Martelli poi, che non era certo un estremista”. 


Opinione dei lettori
  1. Patrizia   Di   9 Febbraio 2025 alle 14:08

    Sono una nonna di settantadue anni, psicologo clinico da oltre trentacinque. Ho potuto studiare solo “da grande”, già con una figlia, spesso di notte. Mio padre era un metalmeccanico, mio nonno un migrante in Germania quindi, soldi per farmi studiare durante l’adolescenza,non c’erano.
    Il caso Almrasi, a mio giudizio, e’un’occasione ghiotta per la Sinistra lontana, ormai, anni luce da chi vorrebbe rappresentare.
    I diritti umani sono fondamentali per tutti, ovviamente, ma da lustri, i cittadini onesti sono preda di una criminalità extracomunitaria che non riconosce-a noi accoglienti- nessuna tutela.
    Temo, quotidianamente per i miei nipoti; non si è sicuri per strada, sugli autobus, sulla tranvia, ma dei nostri diritti nessuno si occupa. Certo, questo non interessa ai radical chic, da considerare- ormai-una calamità. Lo so dai tempi del ‘68…
    La migrazione clandestina E’molto pericolosa e verso di loro applichiamo un “razzismo occulto”.
    Se non riteniamo che debbano rispettare la legge, le regole, ovvio che sono considerati inferiori=razzismo.
    Non è tale quello dei cittadini che chiedono sicurezza per loro stessi, i propri figli e nipoti.
    Abbiamo solo una certezza: siamo abitati da ignoranza pervasiva connotata come progressismo. Ahi noi.

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