Cari giornaloni, ad “alzare il tiro” sono certi magistrati…
Giovanni Sallusti · 31 Gennaio 2025
Cari ascoltatori, oggi i giornaloni in coro (in particolare quel termometro del mainstream che è il gruppo editoriale Gedi) titolano che “Meloni alza il tiro”: insomma, quell’incosciente della premier improvvisamente si è messa a tirare ad alzo zero contro la magistratura. Ora, noi capiamo l’esigenza per il ceto medio riflessivo e progressista di insistere con la propaganda mascherata da giornalismo, ma la verità è un’altra. È che da oltre trent’anni ad alzare il tiro in Italia è una certa magistratura, soprattutto inquirente, che agisce ritenendosi portatrice di una missione politica, addirittura salvifica.
Tutto è cominciato con la sbronza giacobina e giustizialista di Tangentopoli: la Procura di Milano organizzava conferenze come fosse un partito, faceva un uso abnorme della carcerazione preventiva per ottenere confessioni, e così diede una spallata a un sistema che aveva mille difetti e storture, ma aveva anche tenuto per decenni l’Italia in occidente. Da allora questo tipo di magistratura non si è più fermata: alzò il tiro contro Silvio Berlusconi (ricordate che Antonio Di Pietro disse “io quello lo sfascio”?) quando gli recapitò in modo spettacolare un invito a comparire durante una conferenza internazionale a Napoli, minando e infine facendo saltare il suo primo governo. La medesima magistratura alzò ancora il tiro sottoponendo le aziende di Berlusconi a una quantità di procedimenti e verifiche mai vista prima: alla fine lo incastrò per una questione di elusione fiscale iper-residuale rispetto alla sua capacità contributiva e formulando il teorema “non poteva non sapere”, metodo mai applicato a De Benedetti, Agnelli e tutti gli altri potenti dell’imprenditoria italiana che ai progressisti piacevano.
Questo tipo di magistratura a un certo punto ha alzato talmente il tiro da arrivare a decidere se una linea politica era sbagliata, a contrapporsi ideologicamente a essa agendo e perseguendo di conseguenza: così è partito l’assalto alla linea politica di Matteo Salvini dei porti chiusi, cui è seguita la follia del processo Open Arms per sequestro di persona; e poco importa che quella medesima politica sia oggi attuata in varie gradazioni da tutti gli Stati europei, che si stanno rendendo conto che è follia accogliere chiunque indiscriminatamente. Quanto quella magistratura aveva alzato il tiro lo ha rivelato in un libro l’ex magistrato Luca Palamara, ed è emerso da un’intercettazione in cui lo stesso Palamara rispose a un procuratore che osservava come Salvini con la sua azione stesse facendo rispettare la legge: “Hai ragione, ma in questo momento dobbiamo colpirlo”.
Dunque, è evidente che una parte di magistratura alza il tiro ogni volta che la politica si arroga il diritto di fare se stessa, il diritto di riformare il Paese e anche la giustizia: l’ultima carnevalata in reazione alla ventilata separazione delle carriere, quella protesta con la Costituzione in mano, è stata anch’essa un’esondazione nelle competenze della politica. Ora ha indagato mezzo governo per una decisione tutta politica che ha a che fare piuttosto con la ragione di Stato, non certo con il codice penale: questo sì che è alzare il tiro. Come da trent’anni fa questa magistratura ideologica, interventista, politicizzata: quindi, per favore, non prendeteci in giro.