Ursula resta cieca e corre verso il baratro green

· 29 Gennaio 2025


Cari ascoltatori, saltando oltre al classico “errare umano, perseverare diabolico”, Ursula von der Leyen e la sua élite eurocratica si stanno attaccando morbosamente al green deal contro l’evidenza empirica e i barba a ogni riscontro economico: un’ostinazione così cieca davanti ai tornanti della storia, da far pensare a una dissonanza cognitiva.

La cronaca riporta infatti le dichiarazioni da un’altra galassia di Ursula, che ha presentato la Bussola europea sulla competitività, tema affrontato dalla Ue, come al solito, a suon di dossier. Il pezzo forte non è la dismissione, ma il rilancio sul green deal: “La transizione verso un’economia a zero emissioni è essenziale per la prosperità”. Cioè cessare l’unica produzione di massa oggi possibile, che si basa sui combustibili fossili, tanto che Donald Trump negli Usa l’ha rilanciata sulle parole d’ordine: trivellare, libertà di scelta per il consumatore, posti di lavoro.

Di fronte a questo paradigma, di cui una classe dirigente cosciente di sé al di qua dell’Atlantico dovrebbe perlomeno tener conto, Von der Leyen reagisce con dogmatismo acefalo: “Voglio essere molto chiara, l’Unione Europea mantiene gli obiettivi del green deal, senza alcun dubbio: è una forza unica che abbiamo”. No Ursula, voi eurocrati siete gli unici a insistere in questa follia. Né l’America in nome della libertà di produzione, né la pragmatica Cina in nome del capitalismo di Stato si sognano di seguirla, perché le emissioni globali non si ridurrebbero in modo significativo e verrebbero distrutte filiere produttive europee.

“L’industria delle tecnologie pulite è alla ricerca di opportunità, l’Europa è aperta agli affari”: un concetto di affari, quello della Commissione, che ha poco a che fare con il libero mercato e molto con le ideologie eterodirette, come si è visto dal recente scandalo svelato dal giornale olandese Des Telegraaf, per cui la Commissione stessa finanziava lobby allo scopo di influenzare gli europarlamentari sulla legislazione filo-green.

“Più di un quinto delle tecnologie pulite nel mondo sono sviluppate proprio qui, in Europa. Dobbiamo quindi lavorare sodo per rimanere al primo posto, in questa speciale classifica”. Fa niente se poi si rimane al palo in tutte le altre, nelle classifiche della competitività generale, della produzione reale, del benessere, dell’aumento dei posti di lavoro: basta rimanere in testa in quella delle tecnologie pulite. “Pertanto i primi arrivati saranno premiati con la certezza degli investimenti, con la preferenza negli appalti pubblici e con la semplificazione degli aiuti di Stato in settori mirati”. Traducendo: chi chinerà per primo la testa davanti al dogma verrà gratificato dall’eurocrazia.

E ancora: “Naturalmente lavoreremo anche con le industrie più tradizionali. In effetti domani lancerò il dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica. La sosterremo nella sua profonda transizione”. Questo è l’agghiacciante approccio dell’élite eurocratica all’industria automobilistica, che è l’industria chiave del Vecchio continente. La profonda transizione non è in discussione, la realtà, l’America, la Cina possono andare nella direzione che vogliono: la Ue sosterrà la transizione dell’industria dell’auto indipendentemente da che cosa l’industria dell’auto ne pensa.

Ursula è stata anche tragicomica quando ha detto “faremo in modo che il futuro dell’auto rimanga saldamente radicato in Europa”. Ti preghiamo Ursula, svegliati: non lo è già più radicata e lo sarà sempre meno, i giganti dell’automotive continentale, Volkswagen, Audi, stanno saltando in serie, anche in casa propria, grazie alla follia del green deal. Invece niente, sorda e cieca Von der Leyen prosegue diritta, incredibilmente: “C’è lo stesso obiettivo, ma vogliamo raggiungerlo meglio e più velocemente, per questo dobbiamo ridurre la complessità, parlare con le aziende”.

Capite allora perché è credibile l’ipotesi della dissonanza cognitiva: lei e il suo gruppo di eurocrati non si staccano di un millimetro dal loro dogma altamente nocivo, anche quando è ormai chiaro a tutti intorno a loro che è stato superato dalla storia e smentito dalla realtà.


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