I “no autonomia” contro consulta e costituzione

· 28 Gennaio 2025


In questa puntata di “Regioniamoci sopra”, la nostra rubrica che tratta i temi dell’autonomia differenziata, Giuliano Zulin segnala la nascita del movimento “No Ad”, cioè “no autonomia differenziata”, che sono poi più o meno gli stessi del comitato che ha raccolto le firme per il referendum abrogativo della legge Calderoli, poi bocciato dalla Corte Costituzionale perché il quesito era scritto male. I No Ad hanno lanciato un loro programma, a partire dal loro stupore per la decisione della Consulta di non ammettere il referendum. Sostengono che poiché la Cassazione precedentemente aveva detto sì ci sarebbero comunque gli spazi per ritentare.

Ma il punto nodale è la loro critica della sentenza, che giudicano al limite della funzione di garanzia della consulta, “il prodotto del superamento della sottile linea d’ombra che separa la funzione di garanzia della Corte Costituzionale da quella del legislatore inappellabile. La Corte Costituzionale ha detto in sostanza che i cittadini non possono essere chiamati a giudicare la riscrittura della legge Calderoli da essa operata. Insomma la consulta si è elevata esclusivamente al legislatore supremo inappellabile, rinunciando alla propria funzione di garanzia e contraddicendo il principio della democrazia costituzionale che non prevede alcun atto di sovranità assoluta”.

Se questa base i No Ad hanno dichiarato la loro volontà di continuare la loro azione politica per giungere all’abrogazione del comma 3 dell’articolo 116 della Costituzione, e hanno annunciato che inaugureranno “un osservatorio permanente che monitori e contrasti eventuali accordi e negoziazioni sulla determinazione di intese tra regioni di governo”.

In pratica, viene rifiutato il principio (che quando conviene a loro invece sventolano spavaldamente) che bisogna sempre prendere atto di quello che succede nel campo democratico, delle regole e di chi applica  le regole, cioè gli arbitri: i giudici quando dicono che il referendum non si può fare stanno prevaricando, quando invece la Consulta rimanda in Parlamento le legge Calderoli (non l’ha affatto demolita, ma loro non lo dicono mai) fa bene. E neppure vogliono, come invece sostiene il presidente della Corte Giovanni Amoroso, che la priorità in Parlamento sia la definizione dei Lep: perché il loro scopo è abrogare il comma 3 dell’articolo 111 della Costituzione, cioè abrogare un pezzo della Costituzione.


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