Da noi non si fa: ecco la legge anti-taharrush gamea

· 28 Gennaio 2025


Cari ascoltatori, noi spelacchiati liberisti non crediamo che produrre più leggi voglia dire in automatico governare meglio ed essere più efficaci. Anzi, spesso è vero il contrario, soprattutto in Italia: per molti versi sarebbe il caso di disboscare la selva normativa.

Ci sono casi però in cui una nuova legge può essere positiva, anche necessaria: stiamo parlando di una proposta della Lega il cui primo firmatario è Igor Iezzi, che si può sintetizzare come l’introduzione del reato di molestie islamiche. Prevede l’introduzione nell’ordinamento giuridico del “reato di violenza sessuale di gruppo durante gli eventi di massa, manifestazioni pubbliche, in luogo pubblico o aperto al pubblico”.

Sostanzialmente è una legge contro quella pratica, fino a poco fa inedita alle nostre latitudini, nota come taharrush gamea, le molestie collettive di squadracce di maschi contro le donne, colpevoli di essere in giro da sole, magari non intabarrate nel burka. È accaduto a Colonia, ad Amburgo, a Milano due volte, da parte di maschi nordafricani, arabi, tendenzialmente di religione e cultura islamica. Badate, questa è cronaca, non è islamofobia. La taharrush gamea è un modo per espropriare strade, piazze, spazi di città europee dal loro contesto geografico e valoriale d’occidente, e farle precipitare in una logica altra, dove valgono regole altre, quelle della sharia: i gentiluomini che a Milano hanno circondato e molestato le donne, erano gli stessi che urlavano Allah Akbar, non viva Confucio o Buddha è grande; e gridavano anche “Italia merda” sventolando bandiere palestinesi.

In sintesi, le squadracce che praticano le molestie di gruppo dichiarano che in Italia valgono le loro pseudo-regole, la loro idea del rapporto tra uomo e donna, la loro forza, non il diritto italiano ed europeo: i casi di taharrush gamea sono tentativi di sottometterci, di imporre la subordinazione della convivenza occidentale a parole d’ordine non occidentali. Bisogna contrastare queste persone e queste pratiche, e quindi è utile introdurre questo reato, perché non si tratta di molestie dello stesso tipo di quelle, beninteso orrende, che già sono perseguite dal nostro codice: ma di un genere nuovo, che deraglia lo scenario generale verso la distopia descritta in “sottomissione” di Michel Houellebecq. Serviva uno strumento ad hoc per stanarlo: non abbiamo intenzione di farci sottomettere, quindi diamo il benvenuto a questa nuova legge.


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