Clandestino è reato: Trump e il ritorno della logica

· 25 Gennaio 2025


Cari ascoltatori, come era prevedibile c’è grande scandalo stamattina sui giornaloni e tra le anime belle per la foto pubblicata dagli account della Casa Bianca di un gruppo di emigrati clandestini in manette che vengono caricati su aerei per essere rimpatriati perché soggetti a decreto di espulsione, come da promessa elettorale e come da normalità. Espulsi e rimpatriati, non deportati come sostengono i giornaloni dimostrando, come abbiamo detto con Andrea Ruggieri, di non conoscere l’inglese, perché “deportation” significa solo espulsione, in America non c’è Himmler. Ricordiamo che questi primi rimpatri riguardano persone che sovente si sono macchiate di reati penali, per esempio fra loro c’è il capo di una gang haitiana.

Il vero fatto che turba e scandalizza la pseudo retorica umanitaria è che Trump la sta smontando pezzo a pezzo e colpisce uno dei tabù principali della loro narrazione: questo è un problema, perché l’immigrato clandestino è una risorsa, come loro dicono, ma solo per le anime belle progressiste, per le loro carriere, fra editoriali, libri, convegni, comparsate tv e altri simili percorsi. Insomma l’immigrato clandestino è uno strumento.

Per lor signori è anche terribilmente irritante che Trump stia ripristinando la realtà: essere in un altro Paese da clandestino, violando la legge, non ha afflati mitici, non rende romanticamente apolidi, ma configura un reato, che in quanto tale va sanato. Perché lo Stato-nazione esiste ancora, è patrimonio dalla cultura occidentale e ha portato libertà e benessere ai cittadini. I confini hanno un senso perché lo sono anche di civiltà, di pratiche quotidiane; non sono muri invalicabili, ma valicabili seguendo la legge.

È per questo che lor signori sono scandalizzati, e quella foto è messa in pagina per suscitare un po’ di indignazione di maniera e di lacrima facile; la loro vera indignazione è data dal crollo del castello di sofismi che hanno costruito in questi anni. È un sofisma dire che la clandestinità è una risorsa, l’ha detto meglio di tutti Tom Homan, l’uomo che sovraintende alle operazioni di espulsione e alla nuova gestione dei confini, intervistato all’emittente televisiva News Nation: “Se ti trovi negli Stati Uniti illegalmente hai un problema”.

Questa è musica per le orecchie di qualunque liberale conservatore che dimori nella realtà a dispetto delle fanfare della bolla ideologica. Il fatto che se ti metti in condizione di violare la legge hai un problema e devi essere ricondotto in una situazione di non illegalità, suona rivoluzionario perché per anni ci hanno abituato a considerarlo una bestemmia: e invece è un semplice ritorno alla normalità. Una normalità che deve funzionare anche per l’Italia: su questo tema anche il nostro governo di centrodestra ha segnato dei punti, e anche su questo è uno dei più vicini all’amministrazione Trump. Per noi è un’ottima notizia, ma lor signori non la mandano giù. La realtà è tornata, fatevene una ragione.


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