Spiegate ai progressisti che vietare i burqa è progresso
Giovanni Sallusti · 23 Gennaio 2025
Cari ascoltatori, c’è un’iniziativa politica della Lega sulla quale, stranamente, non è montata la grancassa del mainstream, in genere molto attento a quel che propone il partito di Salvini e sempre a caccia di polemiche che dovrebbero ogni volta creare problemi al governo e poi non li creano mai. Sarà che questa volta anche per lor signori sarebbe proprio difficile far partire i titoloni sui giornaloni.
La proposta, infatti, è di introdurre, integrando la legge attuale, il divieto di mostrare il velo integrale, il burka o il niqab, che oscura il volto e il corpo della donna in pubblico, perché impedisce la riconoscibilità della persona. Ovviamente ci sono eccezioni: per esempio quando si deve tutelare la salute o nei luoghi di culto (la libertà di culto è intangibile), in materia di sicurezza stradale e per i partecipanti a gare che prevedono l’uso di caschi, o in casi di attività artistiche o di intrattenimento.
In più, questa proposta introduce il reato di occultamento del volto (espressione significativa perché nascondere il viso cancella proprio l’identità della persona): per coloro che violano la norma – padri, mariti, padri padroni, patriarchi che obbligano spesso donne minorenni al velo – sono previsti due anni di reclusione, 30mila euro di multa e la perdita del diritto ad avere la cittadinanza nel caso di immigrati che non ce l’hanno. Sono previste anche aggravanti se la violazione colpisce minori o donne affette da disabilità.
Qualunque anima sinceramente progressista, liberale, attaccata ai diritti individuali, ai diritti della donna, dovrebbe essere a favore di questa novità: la nostra civiltà, la nostra cultura cristiana, laica e occidentale, la Costituzione e il Trattato di Lisbona rendono inaccettabile l’imposizione alla donna di qualunque diktat, anche di abbigliamento, che la ponga in stato di discriminazione o sottomissione. Per questo avremmo immaginato, per una volta, di sentire applausi e vedere una convergenza delle parti in Parlamento. Invece le opposizioni polemizzano, dicono che è una norma pretestuosa e islamofoba, perché la religione woke, seppur in disarmo, pretende ancora che tra la donna occidentale e l’islamico che impone il velo si scelga l’islamico: il dogma è sempre l’altro e mai l’Occidente. Si conferma ancora una volta che i progressisti spesso sono i peggiori oscurantisti: non c’è motivo per non trovare questa proposta piena di buonsenso, radicata nel nostro modo di vivere, nell’abc di uno Stato liberale.
Ma per qualunque italiano che vive nell’Italia reale invece è normale che non si possa imporre il velo integrale a una donna, che questo sia un reato e che siano previste anche aggravanti. Siamo in Italia, non in Italistan.