Scoperti i soldi Ue alle lobby green: l’eurofollia è morta
Giovanni Sallusti · 23 Gennaio 2025
Cari ascoltatori, il green deal era un progetto ideologico, politico e perfino lobbistico. L’ha svelato una straordinaria inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf, ripresa oggi sia da Libero sia da La Verità: esisterebbero contratti multimiliardari con cui la Commissione europea avrebbe finanziato delle lobby green per orientare il dibattito in Europa e l’iniziativa legislativa dell’Europarlamento. Nella fattispecie il referente di questa iniziativa sarebbe stato Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea Von der Leyen 1, con delega specifica al green deal e poi commissario europeo per il clima. (Postilla: in America hanno persone – Elon Musk – incaricate di attuare l’efficienza governativa, di scremare i tentacoli dello Stato per lasciare spazio alla libera iniziativa; in Europa abbiamo i commissari incaricati di imporre l’ideologia climatista).
Nel dettaglio, ci sarebbe per esempio un contratto per esempio da 700 mila euro per orientare il dibattito sull’agricoltura, oppure il caso di una società di lobby che avrebbe ricevuto l’incarico di elaborare 16 esempi che dimostrano l’utilità di rendere più stringenti le normative ambientali.
Va detto che uno dei pochi pregi del carrozzone di Bruxelles è che l’attività lobbistica è ammessa. Ma l’attività lobbistica in una democrazia sana, matura (come quella americana) è la rappresentazione di legittimi interessi privati e parziali che tentano di condizionare la politica, la quale politica poi resta arbitro e soprattutto ha il diritto-dovere di comporre una sintesi tra gli interessi parziali nel nome dell’interesse generale: nel nostro caso la prosperità dei popoli europei. In America grandi aziende private o soggetti privati finanziano società di lobby per influire sulla politica, non il contrario, cioè che chi governa finanzia delle lobby per condizionare la stesura delle leggi: siamo di fronte a un ribaltamento totale.
Timmermans, secondo l’inchiesta, a suon di miliardi spingeva le eurofollie – non si capisce ancora attingendo da quali fondi ma certamente dei contribuenti europei – per dismettere, desertificare le nostre filiere industriali e la nostra prosperità. Se quel che scrive il De Telegraaf è veritiero, si tratta non solo di una distopia, ma di criminalità politica, oltre che di follia nel merito: la liquidazione del motore termico entro il 2035, quindi l’eutanasia assistita di intere categorie produttive decisive per il continente e per i suoi Paesi, Germania e Italia in primis e anche Francia, con conseguente impennata della disoccupazione. E poi l’adeguamento green delle case che costringe i cittadini a spendere denaro, e se non se lo può permettere è un inquinatore. E le emissioni zero entro il 2050, la neutralità climatica che ha sostituito la società senza classi nella distopia progressista di inizio millennio: peraltro una supercazzola, perché né gli Stati Uniti né la Cina hanno intenzione di suicidare le proprie economie entro il 2050, con nessun risultato per l’ambiente e la morte economica dell’Europa.
E infine la legge sul ripristino della natura, davvero votata all’Europarlamento, probabilmente perché anche chi l’ha votata è stato condizionato da lobby finanziate dalla Commissione e da Timmermans. Ricorderete che prevede cose demenziali come ripristinare le paludi, imporre agli agricoltori la dismissioni di parte dei terreni coltivati a favore della natura; per non dire dell’abbattimento di intere mandrie di vacche perché le loro flatulenze inquinano.
Immaginiamo che questa inchiesta innescherà delle verifiche, anche perché il clima è cambiato: l’avvio della stagione Trump ha già fatto piazza pulita di questi dogmi e della loro copertura culturale. E per quanto il mainstream ce l’abbia con il puzzone, se l’America tira da una parte l’Europa non può completamente tirare dall’altra; a meno, come ha detto Ursula, di andare in ginocchio dalla Cina, proprio un’altra ideona. Le rivelazioni del giornale olandese ci confortano nella convinzione che il green deal non ha niente a che fare con la tutela dell’ambiente (che non è ambientalismo apocalittico): è una costruzione ideologica e una partita di interessi. E la Commissione Ursula 2 non è tanto diversa da quella precedente: ricordiamolo e stiamo attenti.