Contro Trump Ursula si inginocchia alla Cina

· 22 Gennaio 2025


Cari ascoltatori, la prima reazione dell’Unione Europea all’ascesa dell’America di Trump è stata di gettarsi ai piedi della Cina. Perlomeno è quello che si è sentito dalla voce di Ursula von der Leyen al World Economic Forum di Davos: un moto di stizza abbastanza isterico, che fra l’altro rivela la vocazione della Ue alla sudditanza. Ci torna in mente un noto aforisma di Henry Kissinger: l’Europa è un gigante economico, un nano politico e un verme militare.

Questa apertura alla Cina come risposta ai primi passi di Trump, piuttosto scomposta, è anche miope, perché la politica di Pechino non contempla partner, ma solo vassalli. Per non dire della schizofrenia valoriale: i nostri pseudointellettuali (a partire da Roberto Saviano) sono tutti indignati perché in America governa il puzzone che mette a rischio la democrazia, però siamo prontissimi ad abbracciare una dittatura retta da un partito comunista che gestisce 1.400 campi di concentramento, i laogai. Alla faccia della retorica sui diritti.

Vediamo le parole della Von der Leyen: “Credo che dovremo impegnarci a ottenere vantaggi reciproci anche nel dialogo con la Cina. Il nostro messaggio è semplice, se ci sono vantaggi reciproci in vista siamo pronti a impegnarci con voi. Se volete migliorare le vostre industrie a tecnologia pulita, se volete potenziare le vostre infrastrutture digitali, l’Europa è aperta agli affari”. Traduciamo: se la Cina vuole ampliare l’infrastruttura digitale troverà nell’Europa un terreno di caccia fertile. Siamo reduci dalla gazzarra sul rischio di appaltare la sicurezza italiana e europea ai satelliti di Elon Musk, ma siamo apertissimi a concederci all’infrastruttura dei cinesi. Ci torna in mente Giuseppe Conte quando voleva mettere la nostra sicurezza in mano a Huawei…

E ancora: “Dobbiamo cercare nuove opportunità ovunque si presentino, questo è il momento di impegnarci oltre i blocchi e i tabù”, a conferma che non è più un problema avere una grande dittatura come interlocutore privilegiato. “Il 2025 segna 50 anni di relazioni diplomatiche della nostra Unione con la Cina. La vedo come un’opportunità per impegnarci e approfondire la nostra relazione con la Cina e, ove possibile, anche per espandere i nostri legami commerciali e di investimento”. Che l’Unione Europea instauri una relazione commerciale con la seconda economia del pianeta è un’ovvietà, ma è cosa diversa rispetto alla sudditanza.

Piuttosto, la svolta in America potrebbe essere la grande occasione per ridiscutere l’agenda anche al di qua dell’oceano, contrattando con gli Usa nell’interesse europeo. Però lor signori dovrebbero prendere atto che, come ha detto Trump, il green deal è finito, che è finita l’illusione distopica che fa saltare intere filiere produttive, che è finita l’ottica ingegneristica che mette tra parentesi l’economia reale, che è finita l’era della iper-regolamentazione. Insomma, il paradigma è cambiato e l’Unione potrebbe aggiornarsi e instaurare con gli Stati Uniti un rapporto da alleato competitivo. Invece, masochisticamente, le vecchie certezze, i vecchi dogmi ancora non vengono messi in discussione: Ursula e la pseudo-classe dirigente che rappresenta non capiscono l’occasione che abbiamo per restituire prosperità ai popoli europei, piuttosto che Trump meglio la Cina. Ma quale classe dirigente, è una banda di canne al vento che purtroppo ha in mano il destino di un continente, il nostro.


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