Su Ilaria: se davvero l’Iran ti fa schifo, stai con Israele
Giovanni Sallusti · 13 Gennaio 2025
Cari ascoltatori, immancabilmente l’onorevole Ilaria Salis ha esternato sulla liberazione dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini. D’altronde lo fa compulsivamente tutta la famiglia, suo padre Roberto Salis commenta e posta con la frequenza di un influencer, tanto che sulla vicenda di Cecilia Sala gli è anche scappata la frizione: ha accusato il governo di aver ricevuto la mamma della Sala, ma di non aver ricevuto lui all’epoca. E ha così mostrato di non aver chiara la differenza: sua figlia era ed è accusata in Ungheria di lesioni gravi, ed è sfuggita al processo grazie alla candidatura del duo Fratoianni-Bonelli; Cecilia Sala era tenuta in ostaggio da un’orrenda teocrazia islamista.
Insomma Ilaria Salis su Abedini ha detto: “Una cosa è certa: è stato arrestato in Italia senza aver commesso alcun reato, né secondo la legge italiana né secondo quella europea. Un arresto conto terzi”. Ora, capiamo l’anti-americanismo che soffia dalle sue parti, però la realtà è che gli Stati Uniti accusavano questo ingegnere di cospirazione e sostegno al terrorismo internazionale, di sovrintendere alla produzione di droni che sarebbero all’origine dell’uccisione di tre soldati Usa; e i droni in Medio Oriente sono fra le armi principali dell’asse del terrore manovrato da Teheran. Si parla della minima consapevolezza delle crisi globali e delle minacce al mondo libero.
Aggiunge, Salis: “Questa vicenda solleva una questione altrettanto grave: la sudditanza dell’Italia agli Stati Uniti”. E infatti siamo talmente sudditi che gli Stati Uniti non hanno ottenuto quel che chiedevano, l’estradizione dell’ingegnere, e neanche i domiciliari, tant’è che in questo momento Abedini si trova bello comodo a Teheran.
“Perché è stato necessario che Meloni volasse a Mar-a-Lago per chiedere a Trump il permesso di applicare la legge italiana?”, chiede ancora nel suo post. Esimia euro-onorevole, è stato necessario per riportare a casa una nostra connazionale detenuta nel peggior carcere di questo regime senza incrinare il rapporto con il principale alleato del nostro Paese: un legame che, le piaccia o no, ci consente di vivere in un mondo libero da 70 anni. “Nel frattempo, in Iran, nelle carceri di Evin e altrove, migliaia di prigionieri politici continuano a subire privazioni e torture. A partire da Pakhshan Azizi, attivista e femminista curda, ingiustamente detenuta. La comunità internazionale deve difenderla!”. Qui siamo con lei, onorevole, con la postilla che gli orrori del regime iraniano, inclusa l’ingiusta detenzione dei prigionieri politici, e quindi inclusa Azizi, si combattono meglio affrontandoli, piuttosto che a colpi di retorica.
Purtroppo la comunità internazionale che lei evoca, onorevole, ha sempre omaggiato gli ayatollah, fino all’assurdità di dare all’Iran – dove vige la sharia – la presidenza del Forum per i diritti umani dell’Onu! Allora, se a lei fa davvero schifo il totalitarismo di Teheran, innalzi la bandiera di Israele, l’unico Paese che lo combatte davvero, una bandiera che calpestate ogni giorno nelle piazze pro-pal, uno Stato che definite genocida, evidentemente senza neppure sapere che cosa vuol dire.
Altrimenti, onorevole Salis, la sua è solo vacua retorica.