Ecco perché le “sparate” di Trump sono un’ottima notizia
Giovanni Sallusti · 8 Gennaio 2025
Cari ascoltatori, oggi i giornaloni sono preoccupati, spaventati, indignati dalle ultime esternazioni del presidente degli Stati Uniti (il voto dei grandi elettori è stato ratificato dal Congresso) Donald Trump. Come invece giustamente spiega il direttore di Libero Mario Sechi nel suo editoriale di stamane, sono “iperboliche”, come è usuale nella storia e nella tradizione diplomatica americana: tutti i recenti presidenti hanno sfornato uscite irrituali, affette da gigantismo, eterodosse, che poi sono risultate compensate e attutite quando sono state inserite nei contesti reali e calmierate dal sistema di contrappesi della democrazia americana.
Vorremmo quindi rassicurare i giornaloni: non solo non bisogna spaventarsi per le uscite di Trump, ma noi uomini liberi dovremmo esserne entusiasti. Riepiloghiamo: Trump ha ribadito che il Canada dovrebbe diventare il 51° Stato dell’Unione e ha detto che gli Stati Uniti useranno la leva economica per raggiungere questo obiettivo (alludendo alla bilancia commerciale molto sbilanciata a favore del Canada); che il Golfo del Messico verrà ribattezzato Golfo d’America e che è ora di riprendersi il Canale di Panama, che fu un’impresa ingegneristica e geopolitica americana e che oggi è di fatto gestito dalla Cina, proprio la potenza totalitaria che sta sfidando gli Usa.
Queste tre provocazioni, come hanno notato molti analisti, nel loro insieme evocano una sorta di aggiornamento della dottrina Monroe, quella con cui gli Stati Uniti iniziarono a diventare grandi, che prende il nome dal quinto presidente americano, in carica a inizio Ottocento, James Monroe. Questa dottrina diceva che ogni iniziativa imperiale presa dal Continente europeo verso il Nuovo mondo sarebbe stata giudicata dagli Stati Uniti un atto ostile, inserendo così un diaframma tra il continente americano e le vecchie potenze europee, e quindi creando le premesse per la crescita a livello regionale e poi globale degli Usa.
Oggi, questa sorta di aggiornamento della dottrina Monroe nel mirino non ha più l’Europa, ma la Cina: Trump sta ricordando al partito comunista cinese che il continente americano è sfera di influenza degli Stati Uniti; e questo ha a che fare con la vera partita, che si svolge sul Pacifico, un dato così chiaro che lo rilevò anche Barack Obama. Per questo ci sembra una buona notizia il fatto che il presidente americano suoni un altolà alle velleità imperiali cinesi, che vale anche sul tema della Groenlandia, che Trump vorrebbe ceduta dalla Danimarca agli Stati Uniti allo scopo di proteggere il mondo libero anche dalle navi cinesi e russe.
Si tratta di un’enorme partita geopolitica che riguarda l’Artico, lo sfruttamento dei ghiacciai, il dominio dei mari che è sì attualmente degli Usa, ma non è acquisito per sempre: infatti Trump cita espressamente le navi cinesi e russe, facendo piazza pulita del luogo comune per cui lui sarebbe stato un amico-burattino di Putin, leggenda dura a morire che risale ai suoi primi quattro anni di governo. È una partita che coinvolge la Danimarca ma ha una portata globale, la partita tra mondo libero e autocrazie e dittature: meglio una Groenlandia egemonizzata dagli Stati Uniti piuttosto che da Mosca o Pechino.
Poi c’è l’ammonimento, un affondo mai sentito prima così profondo, a Hamas: Trump dice “se non restituite tutti gli ostaggi entro il giorno del mio insediamento, scatenerò l’inferno in Medio Oriente”. Da tutto questo capite che chi descrive Trump come isolazionista ha preso un bell’abbaglio. A parte che è impossibile per un presidente degli Usa esserlo, Trump quando dice che l’America deve tornare grande si riferisce anche alla sua capacità di influenza, tanto che Musk ha fatto un’analogia esplicita con l’impero romano: non si tratta più di “esportare la democrazia”, teoria che si è rivelata sbagliata, ma di far sapere alle canaglie globali che l’America è pronta a far valere il suo peso, alla maniera in cui diceva Theodore Roosevelt: sorridi a tutti (Trump ha trattato anche con tutti i dittatori nell’interesse del mondo libero) però mostrando sempre un nodoso bastone. È un avviso, e certamente un’ottima notizia.