Cecilia Sala libera. E i tromboni sono serviti
Giovanni Sallusti · 8 Gennaio 2025
Cari ascoltatori, Cecilia Sala è su un aereo e sta tornando in Italia, e questa è una grande notizia a prescindere, prima di tutte le letture politiche e quant’altro. La nostra felicità è grande, perché Cecilia Sala era prigioniera, sequestrata, ostaggio – e non “arrestata”, l’arresto avviene in uno Stato di diritto – di una teocrazia totalitaria e islamista avvezza a trattare i prigionieri, e in particolare le donne, secondo principi assai lontani dal garantismo. E ci fa piacere anche che in questi venti giorni tutti abbiano scoperto che l’Iran è un orrendo regime: ricordiamo loro che lo era anche prima, quando il mainstream coccolava tutte le piazze filopalestinesi, e quindi filo iraniane.
La seconda cosa che non possiamo tacere riguarda gli sfascisti, i disfattisti, quelli che la stanno sempre più lunga, che ci hanno tormentato nei giorni scorsi. Abbiamo visto un’opposizione che ha accusato il governo di immobilismo, Elly Schlein si è appositamente svegliata dal suo torpore per dichiarare che Giorgia Meloni e il governo non stavano facendo niente per liberare Cecilia Sala. Per non dire della cagnara sulle dimissioni di Elisabetta Belloni da capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (i servizi segreti), che sarebbe stata l’unica in grado di orchestrarne la liberazione, ragion per cui secondo lor signori il governo si comportava in modo dilettantesco. Insomma, una orrida strumentalizzazione ideologica e farlocca sulla pelle di questa ragazza. La sua liberazione, invece, è un oggettivo successo diplomatico e politico del nostro Paese, del governo in primis. Speriamo che i contestatori ora abbiano l’onestà intellettuale di riconoscerlo.