Fegati spappolati a sinistra: Zuckerberg sta con Trump

· 7 Gennaio 2025


Cari ascoltatori, non oso immaginare oggi quanti fegati spappolati ci siano a sinistra: proprio nei giorni in cui nel dibattito italico si suona l’allarme perché sta arrivando Elon Musk, questo principe delle tenebre che potrebbe addirittura fornirci il sistema satellitare più all’avanguardia del mondo, si scopre che anche Mark Zuckerberg sta con Donald Trump, con Musk, con la libertà di parola, quella cosa che connota la civiltà occidentale e gli Stati Uniti d’America, la più grande democrazia liberale. È una meravigliosa debacle del mainstream.

Il Ceo di Meta lo ha annunciato sulle sue piattaforme social, definendo l’elezione di Trump come “una svolta culturale verso una nuova priorità per la libera parola”: l’elezione di Trump è uno spartiacque e il concetto su cui si salda questo spartiacque è il free speech, cioè proprio quello che dice Musk.

“Torneremo alle nostre radici e ci concentreremo sulla riduzione degli errori, semplificando le nostre politiche e ripristinando la libera espressione sulle nostre piattaforme”, ha scritto Zuckerberg ammettendo di averla violata. Inoltre ha dichiarato che smantellerà tutto l’apparato del fact-checking di Meta (“ci sono stati troppi errori e troppa censura”), che come sapete è un apparato ideologico con punte di surrealismo comico, per esempio quando venne rimosso da Meta il celebre dipinto “L’origine du monde” di Gustave Courbet, perché era stato giudicato pornografico. Verrà dunque sbaraccato questa sorta di Soviet virtuale e al suo posto verranno utilizzate le procedure di X, cioè la possibilità degli utenti di aggiungere note di contesto in caso giudichino il post suscettibile di approfondimenti, oppure falso.

Non solo: Zuckerberg aggiunge che “lavoreremo con il presidente Trump per respingere i governi di tutto il mondo che se la prendono con le società americane e premono per una censura maggiore”. Tirando così in ballo direttamente il moloch dell’Unione Europea (e le boiate dei commissari europei), che accusa di “avere un sempre crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura e rendono più difficile realizzare qualsiasi innovazione lì”: vi ricordate Thierry Breton, ma anche prima e dopo di lui, e la sua idea di censurare X, cioè che quattro funzionari in un ufficio di Bruxelles possano censurare una piattaforma social globale? Dice Zuckerberg che è una follia, anzitutto da un punto di vista valoriale.

Dopodiché, il numero uno di Meta ha ricordato che gli Usa “hanno le più forti protezioni costituzionali al mondo per la libera espressione”, un atto di orgoglio e una dichiarazione di libertarismo trumpiano. E infine, “la Cina ha censurato le nostre app impedendone persino il funzionamento nel Paese. L’unico modo in cui possiamo respingere ciò in questo trend globale è con il sostegno del governo Usa”.

Sostanzialmente Zuckerberg, come Musk, ha descritto la faglia di rottura fra il mondo libero e le autocrazie, che si radunano per dinamica spontanea attorno a Pechino, attorno al partito comunista cinese. In questa dicotomia Zuckerberg dice io sto con Trump e con Musk, io sto con il mondo libero, e tanti saluti alle anime belle.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background