Sull’immigrazione islamica Ida Magli come Oriana
Alessandro Gnocchi · 5 Gennaio 2025
Il 5 gennaio è il centenario della nascita di Ida Magli, antropologa, filosofa e importante analista della società europea e italiana, studiosa della questione femminile e del rapporto fra sacro e potere, avversa al politicamente corretto, fortemente critica nei confronti dell’Unione europea.
In questa puntata della nostra rubrica “Alta tiratura”, Alessandro Gnocchi ne traccia un profilo anche in virtù della ripubblicazione di due sue opere: “Il Mulino di Ofelia” (Rizzoli, 272 pagine, 12 euro) e “Gesù di Nazareth – La storia che nessuno conosce” (Rizzoli, 196 pagine, 11 euro), entrambi con introduzione di Giordano Bruno Guerri.
Ida Magli ebbe in comune con Oriana Fallaci una visione radicalmente critica degli effetti che l’immigrazione di stampo islamico avrebbe avuto sul Vecchio continente.
Ida Magli è stata un po’ dimenticata perché non le si è perdonato un anticonformismo di fondo, di essere passata da sinistra a destra, di essere stata una collaboratrice di lunghissimo corso del Giornale di Indro Montanelli. La sua visione disincantata della politica proveniva dagli studi di antropologia: in un’intervista diventata libro (“Per una rivoluzione italiana”) lei definì la democrazia come “un’allucinazione”: la democrazia è un una parola magica che ci fa pensare che lo Stato sia sempre tollerante e benevolo nei nostri confronti, cosa che, lei dice, assolutamente non è. Allora, per limitare il potere dello Stato ed estendere quello del cittadino, questo potere avrebbe dovuto essere assegnato nei limiti di una gestione amministrativa a tempo determinato: addirittura prefigurava una società – che peraltro poi ha trovato realizzazioni in alcuni Stati dell’Asia, Singapore ad esempio – in cui non c’è un Parlamento, ma una specie di consiglio di amministrazione a tempo, che può essere revocato se non raggiunge gli obiettivi del suo mandato.
Uno dei punti più interessanti delle osservazioni sull’umanità di Ida Magli riguarda l’immigrazione, che aveva sviluppato già nel 1996: noi mettiamo in gioco la laicità dello Stato, il fondamento della nostra cultura, ed “è indispensabile una legislazione rigida per fare in modo che almeno non ne arrivino troppi. Ripeto, gli islamici sono una popolazione forte con una religione forte. Non possono in alcun modo essere integrati nel nostro contesto, come in nessun altro contesto, vedi l’esempio francese. Anche se lo volessero, ma naturalmente non lo vogliono, l’integrazione è impossibile già al livello, che sarebbe indispensabile, delle leggi: perché il Corano è un codice sia civile sia religioso”.
“In ballo ci sono libertà e che noi abbiamo conquistato a prezzo di guerre secolari anche fratricide. Questo rende l’islam fortissimo e immodificabile, perché un testo sacro non si può manipolare secondo i bisogni. Questo significa anche che tutto quello che noi abbiamo così duramente conquistato nel corso della storia, ossia l’affermazione di un’etica scissa dal sacro, è incompatibile con la loro visione del mondo”.
Ida Magli ebbe una posizione critica anche nei confronti dell’Unione europea, che, dice, in sostanza è un altro tabù, come la democrazia. L’Unione europea non esiste perché, dal punto di vista antropologico, non esiste popolo dove non esiste lingua comune: e nella comunità europea si parlano più di 30 di lingue. Inoltre fu la prima ad affermare che l’introduzione dell’euro si sarebbe rivelata una grave violenza dei governanti sul popolo. Aggiungendo che la ricchezza dell’Europa, come del resto dell’Italia, sta nella sua infinita varietà: l’omologazione attraverso l’ideologia del politicamente corretto alla lunga finirà con rovinare il Vecchio continente.
Un altro dei suoi bersagli, infatti, è stato il politicamente corretto, ben descritto in un articolo scritto proprio per il Giornale: “Il politicamente corretto costituisce ovviamente la forma più radicale di lavaggio del cervello che i governanti abbiano mai imposto ai propri sudditi. La corrispondenza pensiero-linguaggio è infatti praticamente automatica e inserire una distorsione concettuale in questa corrispondenza significa impadronirsi dello strumento naturale di vita cui è affidata la specie umana: l’adeguamento del sistema logico cerebrale alla percezione. D’altra parte sono i governi attuali che impongono ai propri sudditi questo tipo di comportamento”.
Aggiunse che il politicamente corretto aveva qualcosa di sadico e criminale che non aveva confronti nella storia: “Nessuna voce critica che io sappia, nessuna protesta, nessuna denuncia si è alzata nei confronti di chi ha, con l’improntitudine di un potere assoluto, imposto il primato del potere politico sul pensiero e sul linguaggio, definendolo esplicitamente come tale politicamente corretto: non corretto da un punto di vista politico, ma corretto dal potere. E politica e potere sono la stessa cosa”. Va da sé che si fece molti nemici.
Come si diceva, la posizione di Ida Magli sull’immigrazione islamica è stata condivisa da Oriana Fallaci ben prima della trilogia “La rabbia e l’orgoglio”, scritta subito dopo l’11 settembre. Le prime osservazioni della Fallaci risalgono al 1991, riportate in una serie di reportage dal Kuwait durante la prima Guerra del Golfo, pubblicati sull’Europeo e sul Corriere della Sera, poi raccolti nel volume “Sveglia Occidente” (Rizzoli, 464 pagine, 18 euro). In questi articoli, la Fallaci scrisse che in sostanza noi occidentali stavamo combattendo una guerra per liberare il Kuwait, ma in realtà il mondo islamico – neanche quello radicale – quello delle persone, quello degli sceicchi e dei mullah che lei intervista, in realtà ci disprezza, ci odia e ci ritiene indegni di guidare ancora il mondo. Disse ancora: attenzione, qui c’è una guerra guidata contro l’Occidente, che in teoria sarebbe un alleato: “È una guerra guidata dai mullah dei quartieri periferici, delle moschee meno importanti, cioè i preti estranei all’oligarchia religiosa che insieme ai cinquemila principi della famiglia reale domina il Paese”, spiegava parlando in particolare dell’Arabia Saudita. Insomma, Oriana Fallaci sulla questione islamica era arrivata con larghissimo anticipo.