New Orleans: anno nuovo, scontro di civiltà vecchio

· 2 Gennaio 2025


Cari ascoltatori, ci tocca tristemente dire “anno nuovo scontro di civiltà vecchio”: con l’attentato a New Orleans, al momento quindici morti e decine di feriti, si è riaffacciato l’Isis, lo Stato islamico. L’attentatore che si è lanciato alla guida di un pick-up sulla folla e poi ha cominciato a sparare, infine ucciso dalla polizia, è un cittadino texano, pare di seconda generazione, Shamsud-Din Jabbar, ex soldato dell’esercito americano e quindi anche tecnicamente preparato.

La sorpresa orrenda è che nel furgone è stato trovato un vessillo dello stato islamico, quell’incubo che troppe volte noi abbiamo dato per eliminato, e invece era sì andato in ritirata dopo numerose sconfitte e con i vertici falciati dalle incursioni militari americane, ma è tutt’altro che morto. Si è riaffacciato nel cuore dell’Occidente cancellando tutte le illusioni buoniste, multiculturali, le giustificazoni di contesto, le motivazioni contingenti per cui sarebbe bastato portare il benessere economico e il nostro stile di vita per cancellare questa piaga.

Invece siamo ancora nell’era iniziata con l’11 settembre 2001: il terrorismo islamista è vivo e vegeto e l’essenza della nostra contemporaneità è ancora lo scontro di civiltà, come ha spiegato il politologo e saggista americano Samuel Huntington già nel 1996. E come lo ha raccontato Oriana Fallaci con “La rabbia e l’orgoglio” dopo l’attacco alle Twin Towers, con tutta la sua passione in difesa dei valori occidentali. Ciclicamente poi ci pensa la cronaca a confermarlo: oltre alla piovra di matrice teocratica-sciita guidata dai tagliagole di Teheran, abbiamo di nuovo a che fare con lo jihadismo sunnita nella sua versione più estrema, l’Isis.

Le parole più chiare ci sembrano quelle di Sebastian Gorka, il nuovo direttore dell’antiterrorismo americano nominato da Trump, che testimoniano la consapevolezza e la lucidità dell’amministrazione che si insedierà il 20 gennaio: “Non sono la mancanza di istruzione o la povertà ad alimentare la violenza, ma un’ideologia contraria alla nostra civiltà. Le forze di Al Qaeda e Isis sono cresciute notevolmente da quando Biden ha restituito l’Afghanistan al regime fondamentalista dei Talebani. La vostra vicinanza ai focolai della radicalizzazione jihadista e il fatto che ospitate il Vaticano accrescono la minaccia per l’Italia”. Questo è il punto: finché non ammettiamo questa premessa, finché non definiamo qual è il nemico, non saremo mai in grado di combatterlo appieno.

Aggiungiamo che dal calderone siriano sta emergendo nel mainstream una narrazione che sembra un doposbronza, lo jihadismo moderato, i tagliagole ragionevoli, l’illusione di avere a che fare con qualcosa di gestibile: invece la Siria è un altro serbatoio per la rinascita dello Stato islamico, tant’è che gli americani stanno bombardando postazioni Isis. La verità è che lo scontro di civiltà non si può gestire, si può solo combattere.


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