Buon anno di Trump!
Giovanni Sallusti · 31 Dicembre 2024
Cari ascoltatori, che 2025 sarà? Secondo noi sarà certamente l’anno di Donald Trump, e anche secondo Time, che l’ha eletto persona dell’anno come il più spettacolare caso di rinascita sulla scena politica americana. In effetti, lo ricordate, Trump era stato dato per morto seicento volte da un mainstream, soprattutto quello europeo, che continua a non capire un’acca di America: e infatti ha stravinto le elezioni che secondo i sondaggistoni, gli analistoni, gli espertoni, avrebbe dovuto perdere.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca vuol dire anzitutto un cambio di paradigma, il ritorno di un realismo negoziale, di un pragmatismo concentrato sul risultato, sull’andante di quel celebre detto di Theodore Roosevelt: sii sorridente con tutti, ma porta sempre con te un nodoso bastone. Così Trump aveva già fatto nel suo primo mandato con le canaglie globali: ha sorriso a tutti, ma ha sempre sventolato il bastone della potenza militare, tecnologica, anche di soft power, con il risultato che i suoi primi 4 anni sono stati gli unici senza guerre degli ultimi decenni.
Perché l’anno di Trump potrebbe essere un buon anno per tutti? Intanto, perché questo schema si riverbererà sul conflitto russo-ucraino. Già ora – Trump ancora non è insediato ma niente si muove senza che l’amministrazione uscente non sia concorde con la nuova – si vede lo schema del negoziato attraverso la forza, cioè portare gli attori al tavolo e trovare una quadra in nome della capacità di deterrenza americana. Zelensky, che è anche in calo di consensi in patria per la guerra, l’ha capito e ci si è infilato, parlando per la prima volta della possibilità della cessazione dell’ostilità e della cessione di territori. Anche Putin si è dichiarato disponibile al compromesso, memore dei quattro anni precedenti; poi il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che il piano Trump non piace, ma non c’è da stupirsi perché, al netto delle caricature che ne hanno fatto i sapientoni, Trump non è mai stato amico di Putin, anzi è l’unico che è riuscito a contenerlo. Ma il Cremlino sa benissimo che dovrà accettare compromessi, perché Trump ha in varie occasioni detto che altrimenti rifornirà l’Ucraina di armi più di quanto abbia mai fatto Biden.
Sarà l’anno di Trump anche sullo scenario mediorientale, che anch’esso ha un influsso diretto su di noi, sui costi dell’energia, sulle nostre vite. Trump è stato l’artefice degli accordi di Abramo, capolavoro con cui ha creato un asse diplomatico-strategico tra Israele e Arabia Saudita e che è probabilmente la causa geopolitica del 7 ottobre, perché ha tolto il terreno da sotto i piedi dell’Iran, mandanti e finanziatori del terrorismo islamico. Il presidente eletto ha chiaro che l’Iran è una minaccia per il mondo libero, in campagna elettorale ha più volte alluso alla possibilità di bombardare i siti nucleari se Teheran avesse fatto un passo concreto verso l’atomica. Il suo realismo, il restauro degli accordi di Abramo, la trattativa con lo scopo di contenere la piovra terrorista manovrata dagli ayatollah, sono una buona notizia per tutti.
Poi c’è la macro buona notizia: con Trump alla Casa Bianca si tornerà a contrastare seriamente l’Opa della Cina, cioè del partito comunista cinese, sul mondo libero. Trump è l’unico che ha davvero contrastato la concorrenza sleale e il tentativo imperialista di Pechino di comprarsi così fette di mondo, che è decisamente nell’interesse dell’Europa. Inoltre Trump rappresenta la parola fine agli equivoci politicamente corretti, al gretinismo e al green deal. L’Europa stessa, perfino quella di Ursula, si sta rendendo conto che non può smantellare la sua principale industria, quella automobilistica, con un atto di masochismo in favore della Cina. E Trump cancellerà i sussidi ideologici green perché vuole che l’America torni a produrre pienamente.
Infine, c’è la grande battaglia di civiltà di Elon Musk, prima ancora che di Trump, contro il woke. Tutti e due vogliono farla finita con questa follia, con questa ideologia subdola, apparentemente soft, che in realtà è la principale minaccia interna alla libertà delle società occidentali: fine dei finanziamenti a università e scuole che propagandano l’ideologia gender e che fomentano l’antisemitismo, fine dell’istruzione occidentale che processa se stessa.
Ecco perché il 2025 sarà l’anno di Trump: è un’ottima notizia ed è anche il miglior augurio che facciamo e a tutti voi ascoltatori: buon anno di Trump a tutti.