Buscaroli: Benedetto Croce e la legge dei vincitori
Giulio Cainarca · 30 Dicembre 2024
In questa nuova puntata di Autodafé, Giulio Cainarca legge alcuni brani del libro di Piero Buscaroli “Una nazione in coma – dal 1793, due secoli” (2013, Minerva edizioni, 272 pagine, 19 euro).
Nei Trattati di pace (Trattati di Parigi) del 1947, la radice dell’Italia come nazione in coma “per cupidigia di servilismo”: l’inutile monito di Benedetto Croce a non firmare quei Trattati. “‘Noi italiani abbiamo perduto una guerra e l’abbiamo perduta tutti, anche coloro che l’hanno deprecata con ogni loro potere, anche coloro che sono stati perseguitati dal regime che l’ha dichiarata, anche coloro che sono morti per l’opposizione a questo regime, consapevoli, come eravamo tutti, che la guerra sciagurata, impegnando la nostra patria, impegnava anche noi, senza eccezioni, noi che non possiamo distaccarci dal bene e dal male della nostra patria, né dalle sue vittorie né dalle sue sconfitte, ciò è pacifico quanto evidente’: e bastano questi due aggettivi, pacifico e evidente, a mostrare quanto il massimo filosofo e educatore dell’antifascismo, Benedetto Croce, fosse lontano dalla mentalità delle classi dirigenti che si insediarono al potere, esse proclamarono, invece del dolore, la gioia e la soddisfazione della guerra perduta che le aveva installate, per volontà dei vincitori, alla guida della nazione, distinsero accuratamente e discriminarono le sorti della nazione sul punto di sconfitta dalle proprie di vincitori, anche l’Italia ha vinto, proclamava uno dei più sconci libelli dei comitati di liberazione”.