Quanti ipocriti a sinistra su Cecilia e gli ayatollah
Giovanni Sallusti · 28 Dicembre 2024
Cari ascoltatori, a sinistra sta debordando l’ipocrisia sul caso di Cecilia Sala, la giornalista detenuta dal regime degli ayatollah nel carcere di Evin. Il governo si sta muovendo, è inaccettabile ogni suo minuto passato da prigioniera di una dittatura solo per essere una giornalista, e crediamo anche per essere una donna: ma proprio in questo senso deborda l’ipocrisia a sinistra, perché sembra si siano accorti adesso di che cos’è l’Iran, un posto senza diritti dove il regime rapisce in modo arbitrario, tant’è che non sappiamo ancora di che cosa Cecilia Sala sia accusata.
Scoperta l’emergenza, i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno espresso la loro preoccupazione: “Chiediamo spiegazioni immediate al governo di Teheran che deve rispettare la libertà di stampa”. Peccato che il M5s abbia una storia piuttosto ambigua quanto alla distinzione tra società libere e dittature, quanto alle sue posizioni rispetto al guazzabuglio mediorientale. Oggi è il partito più tiepido su un nostro alleato, lo Stato di Israele sotto attacco, e ha sempre sostenuto l’accordo sul nucleare con l’Iran, mentre negli anni ha inanellato una serie di perle: per esempio, nel 2018 l’allora presidente della Commissione esteri di Camera e Senato, Marta Grande, invitò in audizione un think tank iraniano che nel 2006 aveva organizzato a Teheran la conferenza sul negazionismo dell’Olocausto. In più, il loro leader Giuseppe Conte continua ad appoggiare la retorica sul cosiddetto genocidio commesso da Israele nel conflitto in corso, facendo un’equivalenza morale tra l’unica democrazia del Medio Oriente che si difende e l’asse del male eterodiretto da Teheran che la aggredisce.
C’è poi la profonda preoccupazione social di Laura Boldrini, proprio lei che, da presidente della Camera, non ebbe alcuna perplessità a presentarsi velata alla Grande moschea di Roma, praticamente sdoganando la pratica del velo sul corpo delle donne. Scrive che “non possiamo che essere preoccupati per l’arresto della giornalista Cecilia Sala”: certo, perché si parla di una società che impone il velo alle donne, modellata dall’ayatollah Khomeini in saperto contrasto con lo stile di vita occidentale, un modello di società che Oriana Fallaci sbeffeggiò togliendosi il velo davanti a Khomeini, in cui non esiste diritto, non esiste rispetto delle donne, né delle individualità. Non prestarsi a questi equivoci culturali quando si occupano posizioni di rilievo istituzionale, avrebbe aiutato…
E poi c’è Matteo Renzi, che ormai è un influencer con il peso elettorale di un amministratore di condominio: “In questo momento l’unica cosa che conta è che a Cecilia Sala torni a casa subito”. È lo stesso Matteo Renzi che nel 2016, quando era presidente del Consiglio, fu protagonista di un imbarazzante episodio di sottomissione culturale: durante la visita a Roma dell’allora presidente dell’Iran Hassan Rouhani si tenne anche un incontro in Campidoglio, e per l’occasione vennero coperte delle statue classiche di nudi, perché turbavano i canoni della delegazione iraniana. Censurare l’arte occidentale fu un inchino culturale a questi tiranni, proprio quelli che oggi preoccupano Renzi perché tengono prigioniera Cecilia Sala.
Signori cari, tutti vogliamo la liberazione immediata della collega, ma almeno ora rinunciate a questa dose fuori controllo di ipocrisia…