Del Debbio: C’è bisogno che il Papa torni a parlare di Dio
Giovanni Sallusti · 28 Dicembre 2024
A “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti conversa con il giornalista e conduttore televisivo Paolo Del Debbio, di cui è in uscito in libreria “Siamo tutti filosofi senza saperlo. Sei storie di vita” (Piemme, 224 pagine, 17 euro): i grandi teoremi della filosofia vengono messi a confronto con sei storie vere che ne rappresentano esempi e allegorie. “Ogni uomo, a suo modo, può essere filosofo, e di fatto lo è. E questo aspetto, se coltivato, può essere di grande aiuto nel proteggerci dalla melassa e portare senso nelle nostre vite. Perché è importante la filosofia? Perché ci aiuta a comprendere meglio la nostra esistenza. Perché essa non vive sulla superficie della vita ma nella profondità della mente e dell’anima. La filosofia approfondisce, interroga senza sosta, indaga le cause di quanto succede, le origini di ciò che circonda l’uomo e nel quale l’uomo è immerso”.
Spiega Del Debbio: “Per per ogni capitolo ho scritto un racconto in cui persone che non conoscono nulla di filosofia hanno delle esperienze dalle quali arrivano a una morale. Poi ho mostrato come le conclusioni di questi “filosofi del quotidiano” siano assonanti con quelle raggiunte, con un altro vocabolario, da grandi filosofi. Ad esempio, sul concetto di bene, mostro come alcune riflessioni di Kant coincidano con le riflessioni cui giunge il bambino del racconto corrispondente. Questo per dire che ognuno può, autonomamente, con l’uso semplice della ragione e senza conoscere alcunché di filosofia, indagare la propria esistenza e trovarne i punti critici, il senso, i significati nascosti. Wittgenstein diceva che la filosofia è un’attività, perché riguarda l’esistenza quotidiana e in quanto tale riguarda tutti. Non è una questione di specialità, di specializzazione. Non è che io mi specializzo nel pensare”.
“Se una persona queste grandi domande generali le emargina, quelle sulla morte, sulla sofferenza, sull’assurdità di alcune situazioni, sull’ingiustizia, allora si comporta come chi non pulisce casa e nasconde la polvere sotto il tappeto, e a un certo punto il tappeto avrà una gobba”.
L’ultimo dei sei grandi temi che sono affrontati nel libro è Dio. Parlando del teologo Karl Rahner Del Debbio dice che la ragione è la facoltà dell’incomprensibile, e non del catalogabile, del verificabile, come diceva invece Rudolf Carnap. E questo apre un problema con la Chiesa di oggi: “La predicazione di Papa Francesco è socio-economica ed ecologista, è centrata sull’attenzione al povero, che è certamente un patrimonio cristiano. Ma non può essere una motivazione basata sul fatto che quella è un’ingiustizia e quindi io la devo combattere, occorre un senso di maggior valore, occorre il mistero presente nell’Antico e nel Nuovo Testamento, quel mistero che è Dio: un senso che va oltre la nostra esistenza e per questo è capace di conferirle un significato”.
“Questa dimensione del sacro è ciò di cui, secondo me, la Chiesa dovrebbe interessarsi di più; e parlare un po’ meno di questioni tipo l’autonomia differenziata, su cui invece ho sentito intervenire perfino dei vescovi. Nell mia piccola biblioteca ho una parete dedicata alla teologia del Novecento, e si ferma a Ratzinger, dopo più niente, non un titolo. La riflessione teologica ormai è molto scarsa, e questo Papa anima questa inconsistenza: spinge alla riflessione di tipo socio-politico, economico o ecologico. Io non sono nessuno per giudicare ma sono molto scontento: essendo un credente mi piacerebbe sentire parlare come parlava Paolo VI, Giovanni Paolo II, lo stesso Benedetto XVI, dove spessissimo i temi erano Dio, Cristo, lo Spirito Santo. Ma questo Papa parla d’altro”.