A Casarini scappa la verità: volevano “giudici creativi”
Giovanni Sallusti · 23 Dicembre 2024
Cari ascoltatori, ci tocca chiedervi di prestare attenzione alle parole di Luca Casarini. L’ex capoccia dell’antagonismo no-global riciclato come capoccia dell’immigrazionismo oltranzista (notate il legame fra le due identità, il tifoso delle porte aperte a chiunque e il nemico dell’Occidente libero e capitalista) ha esternato il suo rosicamento sulla sentenza Open Arms e ha detto una cosa significativa: “Giudici creativi non ne abbiamo. Il ‘fatto che non sussiste’, che sarà ampiamente e democraticamente motivato in punta di diritto, dal punto di vista sostanziale dice che ‘quelle vite non esistono’”. Una scemenza assoluta, perché quelle vite non c’entrano nulla: se non aprire le porte di uno Stato a qualunque pressione migratoria significa che quelle vite non esistono, che dirà Casarini di pressoché tutti i capi di governo europei degli ultimi lustri? Da Olaf Scholz. che ha sospeso Schengen in Germania, al premier laburista britannico Kier Starmer, tutti i governanti, in modo più o meno efficace, se ne escono con la bizzarra idea di gestire le proprie frontiere.
Ma la cosa folgorante è nell’esordio: Casarini e i suoi simili lamentano che i giudici che hanno assolto Salvini non sono stati creativi. Ma l’idea di avere giudici creativi è l’anticamera del totalitarismo giudiziario, della rottura dell’equilibrio tra i poteri dello Stato, la distruzione del diritto, oltre che la fine della politica. Vuol dire giudici che modellano le sentenze e quindi la realtà a seconda della loro visione del mondo o dell’innamoramento per un teorema, e quindi giocano con le vite degli imputati.
Giudici creativi sono stati, per esempio, quelli che hanno inquisito e condannato Enzo Tortora, sostenendo che fosse un camorrista dedito al traffico internazionale di stupefacenti. E quelli che applicarono solo a Silvio Berlusconi il teorema del “non poteva non sapere” che cosa facevano i suoi dirigenti perché era il padrone dell’azienda, teorema giustamente mai applicato ad altri, né ad Agnelli, né a De Benedetti, ma ingiustamente solo a Berlusconi. Giudici creativi sono quelli, e qui c’è un aspetto inquirente e poi giudicante, che hanno speso anni a setacciare la vita e gli incontri del governatore della Liguria Giovanni Toti, e ne hanno concluso che fosse reato frequentare importanti imprenditori della zona, con i quali parlava addirittura del porto di Genova… perché era il governatore della Liguria.
Luca Casarini con un il suo lapsus ha rivelato su che cosa ha sempre contato la sinistra: la sponda di giudici creativi, cioè extra-merito, ideologizzati, che uscivano dal processo adeguando la sentenza ai desideri di quelli come Casarini.
Per fortuna c’è un giudice a Palermo che non è un giudice creativo.