Se vuoi vendere libri, scrivi “cacca” nel titolo
Alessandro Gnocchi · 20 Dicembre 2024
In questa nuova puntata di “Alta tiratura”, Alessandro Gnocchi ci porta alle soglie del Natale: le classifiche generali dei libri sotto le Festività segnano il consueto picco di vendite, che viaggiano oltre le 35mila copie vendute nelle prime posizioni. Ma la vera curiosità sta nella sezione “Varia”: cioè quel segmento di letture molto leggere che non sono saggistica e non sono narrativa: ci sono le ricette, ci sono i libri degli sportivi. La classifica della Varia è importante, perché fa numeri cospicui, si parla di oltre 10mila copie per quelli in testa, e Gnocchi nota che i titoli più venduti sono caratterizzati da una parolaccia.
Per esempio, il primo, che corrisponde per vendite all’undicesimo nella classifica generale, è “Crimini e misteri da risolvere mentre fai la cacca” di tale M. Diane Vogt; secondo è “Quiz da fare mentre fai la cacca” di Nathan Haselbauer, entrambi editi da Newton Compton. Sono libri che spesso si trovano in una zona strategica della libreria, cioè nei pressi della cassa, generando il fenomeno noto come “acquisto d’impulso”.
È pur vero che le buone vendite di un libro sulla cacca poi a volte consente di finanziare la pubblicazione di libri più complessi che magari è più difficile vendere. Ma vari studiosi di editoria hanno notato che questo uso delle parolacce nel titolo ha avuto un’impennata radicale negli ultimi 10-15 anni, per lo più con varianti sul tema della defecazione, anche in senso figurato. Fatto riconducibile a quello che un grande sociologo francese, Gilles Kepel, chiama deculturizzazione, cioè il crollo della cultura di massa in cultura del niente.
Gnocchi poi si inoltra nell’analizzare un bellissimo libro di Joathan Littell e Antoine D’Agata, che si recano in Ucraina per lavorare insieme a un libro su Babyn Yar, il luogo alla periferia di Kiev in cui avvenne il massacro nazista del 1941. Poi il 24 febbraio 2022 la Russia invade l’Ucraina e loro di recano a Buca, dove i russi, bloccati alle porte di Kiev, hanno fatto stragi tremende: Littell e D’Agata raccolgono testimonianze e immagini, ma quel che emerge chiaramente dal reportage è la volontà di cancellare le tracce di quel che è avvenuto: è la rimozione della morte e la cancellazione della memoria, a loro volta causa di nuove tragedie, perché se nessuno le ricorda prima o poi qualcuno le ripeterà.