In effetti, solo in coma ci si può iscrivere al Pd

· 18 Dicembre 2024


Cari ascoltatori, la notizia che vi sto per riferire, riportata sul Corriere della Sera, sembra il risultato di una serata etilica tra Beckett e Kafka: essere in coma in ospedale e ritrovarsi iscritti al Partito democratico.

È quello che è accaduto, in provincia di Avellino, al signor Giovanni Mista, che ha avuto un serio problema di salute, un attacco cerebrale, ed era in coma (ora sta meglio ed è in una clinica perla riabilitazione), ma in quel mentre, racconta la moglie, si è iscritto al Partito democratico. Forse la fede nel partito di Elly ha realizzato una magia politica? Alcuni pezzi del racconto farebbero davvero ridere se non avessero una base drammatica.

Il signor Mista, infatti, in coma ci è rimasto due mesi, ragion per cui tendiamo a escludere che abbia firmato la tessera del Pd che risulta sottoscritta. La moglie ha sottolineato che “qualcuno, a nostra insaputa, per proprio tornaconto politico”, ha utilizzato i dati di Giovanni. Appresa la notizia per caso, la donna ha chiesto spiegazione al segretario del Circolo Pd locale. A quanto pare, la prima reazione è stata abbastanza serafica: “Dopo avermi confermato che mio marito era tesserato, mi hanno detto prima che il nome era stato fatto dal sindaco, salvo poi ritrattare dopo pochi minuti sostenendo che i nomi erano stati prelevati dalle liste degli anni precedenti, seppur senza alcuna espressione di volontà o adesione. Quando ho insistito per capire chi avesse avesse deciso di inserire il nome di mio marito, mi è stato chiesto di chiudere in modo amichevole la vicenda con una telefonata di scuse per quanto avvenuto. Ma io non so che farmene delle scuse, perché sono entrati nella mia sfera privata”.

La signora ha aggiunto una considerazione inquietante: “Loro pensavano di essere tranquilli perché mio marito non poteva chiedere spiegazioni. Ritenevano di avere la strada libera perché sono straniera e perché pensavano che non mi sarei interessata della vicenda. Ma non è assolutamente così. Ho chiesto chiarezza per difendere la libertà di espressione di mio marito, ma ancora oggi i chiarimenti non sono arrivati”.

E qui esplode il cortocircuito: al Pd confidano sul fatto che la signora è straniera, dopo tutta la retorica sull’iperaccoglienza e sull’idealizzazione degli stranieri? Purtroppo per loro, non si è fermata e, anzi, ha scoperto che altre persone sono state iscritte al Pd senza il loro consenso, tra cui una sua amica e i suoi due fratelli. L’interesse politico, insomma, non si ferma nemmeno di fronte alle difficoltà di una famiglia, peraltro gravi. E a quanto pare è una pratica diffusa: già nel 2021, proprio alla Federazione di Avellino, l’allora segretario Enrico Letta fu costretto a sospendere oltre 2.500 richieste di iscrizione a seguito di “una serie di anomalie”.

Noi salutiamo il signor Mista, siamo felici che stia meglio. E da questa vicenda traiamo una piccola, semplice morale: un partito che iscrive nelle proprie liste delle persone in coma, per fortuna temporaneo, è sicuramente un partito in coma, però irreversibile.


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