Basta tattica, la strategia è eliminare il Soviet dell’elettrico

· 18 Dicembre 2024


Cari ascoltatori, dobbiamo tenere bene a mente la differenza fra strategia e tattica. Ci riferiamo all’incontro di ieri tra la rappresentanza del governo e Stellantis con al tavolo Jean Philippe Imparato, che è apparso sicuramente più lucido del suo predecessore Carlos Tavares. Da questo confronto sono emersi elementi positivi, primo fra questi l’impegno di Stellantis a non dismettere, ma anzi a rinforzare la produzione italiana senza usufruire di contributi pubblici: questa sì che sarebbe una notizia, rispetto alla storia del gruppo fin dai tempi della Fiat (ricordate la filosofia degli Agnelli di privatizzare gli utili e di rendere pubbliche le perdite…?).

Il ministro Urso ha riportato questi elementi parzialmente positivi e ha ricordato il fatto che a fianco dell’elettrico nei prossimi anni sarà sdoganata la produzione del motore ibrido, cosa che permetterà di moltiplicare i volumi di produzione in alcuni stabilimenti importanti: più in generale, questo governo contesta il dogma della conversione forzata all’elettrico entro il 2035 e chiede una dilazione e un approccio più pragmatico da parte delle classi dirigenti europee.

Va benissimo, ma è un approccio tattico. La strategia è un’altra cosa: è porre un’alternativa secca, o crediamo al soviet dell’elettrico o non ci crediamo e allora lo sbaracchiamo. Lo chiamiamo così perché questa follia ideologica dell’Unione europea è proprio d’impronta sovietica, ha lo stesso dirigismo, la stessa volontà di piegare e determinare il corso dell’economia reale con piani stilati dai funzionari, ha la stessa ottica ingegneristica per cui si cala dall’alto un’imposizione alla quale l’economia reale, le imprese reali, le persone reali si devono adeguare. Quindi, ripetiamo, la strategia è operare una scelta: quest’ottica o la si contesta o la si adotta.

È importate decidere, perché il contrasto a questa impostazione non può limitarsi a una dilazione, a una moderazione del soviet (tipo la bislacca narrazione della “jihad moderata” in Siria, ma viviamo in un’era di ossimori), per cui ci prendiamo un dirigismo più blando che obbliga comunque alla conversione forzata tutta la filiera dell’automotive europea, però più dolcemente. Questo è solo il prolungarsi di un’agonia, lo sanno benissimo gli operai italiani e quelli tedeschi di Volkswagen, di Audi, delle case storiche che stanno franando in casa propria.

Una politica che voglia salvare l’economia del continente deve demolire l’ideologia del green deal, deve cancellare il dogma dell’elettrico, cioè rimuovere l’idea stessa di un diktat burocratico. Se l’elettrico intercetterà i bisogni e le priorità delle persone in carne e ossa, vincerà l’elettrico: ma nel mercato, non nel soviet. Questa è anche l’ottica dell’amministrazione Trump, che secondo un’indiscrezione di Reuters avrebbe intenzione di smantellare la politica di Biden sull’elettrico, che era già infinitamente meno dirigista di quella dell’Unione Europea, ma comunque troppo. La direzione di Trump sarebbe di cancellare gli incentivi a chi compra elettrico e rendere molto più elastici i limiti alle emissioni.

Questa è la battaglia da portare in Europa, la battaglia del centrodestra, che tra l’altro la Lega ha sempre limpidamente proclamato, e spesso anche Fratelli d’Italia. Qui la questione è la scelta del modello, non le sue sfumature: non commettiamo l’errore di confondere la conquista di singoli punti tattici con la vittoria strategica.


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