Biloslavo: La vera storia dei fantomatici talebuoni

· 14 Dicembre 2024


A “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti parla dello scacchiere mediorientale dopo la caduta di Assad in Siria con il giornalista di guerra Fausto Biloslavo, da oltre 40 anni impegnato a raccontare tutti i fronti caldi del mondo.

“È successo che c’è stato un accordo sotto banco, perché altrimenti non può collassare un regime del genere, né una forza come quella ribelle jihadista avanzare per centinaia di chilometri in soli 11 giorni fino alla capitale. Un accordo reso possibile da grandi potenze regionali e mondiali, a cominciare dalla Turchia, padrini dei ribelli, ma anche Israele che dal 7 ottobre in poi ha bombardato ripetutamente la Siria con obiettivo hezbollah e pasdaran iraniani, che oggi sono quelli che hanno perso più di tutti, perché ora non c’è più questo canale di rifornimento di armi, munizioni di esperti dall’Iran al Libano”.

“Anche gli Stati Uniti non sono rimasti a guardare, hanno bombardato quel che restava dello Stato islamico perché non approfittasse troppo della vittoria. Mosca ha fatto buon viso a cattivo gioco, non ha difeso Assad, e infatti fin dall’inizio si notavano scarsi bombardamenti russi, che pure hanno una base aerea oltre che navale”. 

“Erdogan si è ritrovato padrino di un’ampia fetta della Siria e potrà fare due cose: rimandare a casa a gran parte dei tre milioni di profughi siriani che sono in Turchia e che cominciano a pesare anche in termini elettorali; secondo, potrà accordarsi non solo con i ribelli ma anche con l’esercito nazionale siriano, che è un gruppo armato composto da varie tagliagole anche accusati di crimine di guerra, finanziato e addestrato dai turchi, per contrastare i kurdi, che hanno il controllo su un terzo del Paese nel nord-est e lo mantengono con difficoltà”.

“Netanyahu è un altro vincitore: Israele si è espanso addirittura nella zona che doveva essere demilitarizzata per farne una specie di cuscinetto: nei giorni scorsi i carri armati israeliani erano a 40 km da Damasco. Stanno anche bombardando pesantemente tutti gli arsenali, anche quelli con le armi chimiche, le strutture e la flotta siriana proprio per non lasciarli in mano ad Al Jolani”.

“I talebani siriani si presentano come “talebuoni”, ma l’avevano fatto anche i talebani in Afghanistan, poi abbiamo visto come è andata a finire. Al Jolani sembra più intelligente, però il suo cursus honorum non è rassicurante: 21enne è andato a combattere in Iraq con Al-Zarqawi che non era proprio un angioletto. È stato catturato dagli americani, è uscito, ha aderito ad Al Qaeda. Il califfo Al-Baghdadi era suo amico. Ora dice di essere cambiato. Forse i talebani hanno cambiato idea sull’usare la Siria come trampolino del terrorismo internazionale e sui metodi sanguinari da tagliatori di teste dell’Isis, ma non penso che abbiano cambiato idea sulla loro visione della società, del mondo e sulla concezione islamica dello Stato”.

“Poi ci sono molti altri gruppi che fanno i loro interessi: la Siria è enorme e rischia, se non una balcanizzazione, una spaccatura fra l’est in mano ai curdi e il resto del Paese. Sembrava che lo Stato islamico fosse morto e sepolto, ma in realtà era ancora attivo e adesso è venuto alla luce: si vedono molte bandiere nere. Questi sono molto più conservatori e pazzi, vogliono tornare al medioevo islamico e con metodi barbari. Stanno nell’entroterra, che è il grosso del Paese: è da vedere quanto riusciranno a prendere piede e a fregarsene delle direttive centrali di Al Jolani”.

“È curioso che in tutta questa vicenda siano stati completamente dimenticati i curdi, l’unica forza dove combattono le donne, la forza più filo-occidentale, che è stata usata spesso e volentieri come carne da cannone. Non dimentichiamoci che sono stati i curdi, con l’appoggio aereo americano e dei corpi speciali, a liberare Raqqa, la capitale storica dello Stato islamico. Oggi controllano un terzo del Paese nel nord est, dove ci sono combattimenti, ci sono le risorse petrolifere della Siria e i confini non solo con la Turchia ma anche con l’Iraq: è una zona strategica. E questa situazione ci esploderà in faccia, perché se i filoturchi continuano ad avanzare i curdi daranno battaglia: fin dall’inizio hanno detto “facciamo parte anche noi di questo Paese”. Proprio come etnia, come popolo vogliono poter dire la loro sul futuro del Paese, ma finora sembra che gli appelli siano caduti nel vuoto”. 

“L’Iran esce sconfitto ma non possiamo pensare che questo favorirà una rivolta interna, perché ora saranno ancora più attenti a qualsiasi anelito di libertà, e per di più potrebbero convincere Khamenei a rispolverare l’arma nucleare. Ma in questo caso Israele e Stati Uniti reagirebbero immediatamente”.

“Sul rischio di esplosione migratoria con infiltrazione di terroristi a Occidente, dipenderà da come si svilupperà la situazione in Siria. Ovvio che, se non si stabilizza, il rischio che qualsiasi gruppo paghi per mandare in Europa dei terroristi c’è”.

“Sullo scacchiere mondiale, qualche cosa si muove. È emerso, per esempio, che in Siria a inizio ribellione sono arrivati degli istruttori ucraini dei corpi speciali e dei servizi segreti per insegnare ai ribelli a utilizzare la tecnologia dei droni, che poi è stata decisiva nelle primi giorni dell’offensiva contro le forze di Assad. Sul tavolo siriano si sta giocando anche una parte di partita sulla pace in Ucraina. Non a caso Trump ha rilasciato dichiarazioni che ammiccano all’indebolimento dei russi, e non a caso i russi hanno detto no a una resistenza a oltranza di Assad. Un effetto collaterale della caduta del regime di Damasco potrebbe essere almeno il congelamento della guerra in Ucraina”.


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