L’intifada a Torino, anche no. Ora il ddl sicurezza

· 13 Dicembre 2024


Cari ascoltatori, con l’ennesimo sciopero generale la rivolta sociale landiniana (i sindacati di base sembrano solo filiali della Cgil) e la rivolta pro-pal si sono ufficialmente saldate. Oggi a Torino, cosa che con lo sciopero non c’entra niente, si è scatenato un gruppo di studenti pro-pal, che si chiamano proprio “collettivi dell’intifada”. Intifada in arabo vuol dire rivolta, e richiama quando alcuni gruppi palestinesi iniziarono la “rivolta dei coltelli” contro gli israeliani, aggredendo a caso i civili per sgozzarli: a quanto pare, questo è il loro modello di riferimento.

I protagonisti di questo ‘68 infinito sono quelli che Pier Paolo Pasolini aveva battezzato figli di papà, in contrapposizione con i veri deboli e incompresi, cioè i poliziotti. Costoro hanno dormito a Palazzo Nuovo occupato nella notte, poi hanno dato vita al loro corteo lanciando uova davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale, hanno tentato di raggiungere la sede di Confindustria, dove in passato si erano già resi protagonisti di atti di vandalismo; qui hanno lanciato uova contro le forze dell’ordine, hanno scandito cori soprattutto contro Leonardo, “fuori Leonardo dall’università”, perché Leonardo ha la colpa di essere una delle poche eccellenze italiane anche nel settore della Difesa, e quindi una sorta di spettro guerrafondaio. Sono arrivati davanti al Politecnico, hanno provato a entrare negli uffici di Thales Alenia, dove ci sono i laboratori di ricerca, e si sono scontrati duramente con la polizia che ha impedito loro di violarli.

Il corteo poi ha ripreso Corso Vittorio Emanuele II al grido di “blocchiamo tutta la città”: a questo punto, qualche esponente ancora lucido della Cigl dovrebbe farsi delle domande, dal momento che la parola d’ordine è la stessa… Alla fine i pro-pal sono arrivati davanti al cancello della sede Rai di Torino, se la sono presa con la cancellata, hanno sfondato la porta facendo notevoli danni e infine sono stati fermati dai Carabinieri.

In questo racconto, come vedete, le ragioni dei lavoratori, ma anche le ragioni in generale, non c’entrano nulla. Quel che contava era ripetere slogan politicamente corretti per cui i nemici sono sempre l’Occidente, chi lavora nella Difesa, e ovviamente Israele. Il loro modello è qualunque eroe di altri mondi, basta che non sia del nostro.

Sono interessanti a questo proposito le parole del Segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, Domenico Pianese: “Questo è il risultato di un clima di impunità e di regole insufficienti per garantire il rispetto delle istituzioni e la sicurezza pubblica. È indispensabile procedere senza ulteriori esitazioni con l’approvazione del Ddl Sicurezza, strumento fondamentale per rafforzare la tutela degli agenti e garantire un intervento efficace contro chi pensa di poter trasformare le città in zone franche”.

Sono gli uomini in divisa che stanno in prima linea, che vengono bersagliati con uova, sassi, a volte con cartelli divelti, a dirci che è urgente approvare il Ddl Sicurezza: il quale non è un’apoteosi di razzismo, né rappresenta il ritorno del fascismo di cui parlano ogni giorno i giornaloni e le opposizioncine. È invece qualcosa che serve a chi nelle strade tutela la nostre libertà, difende lo Stato di diritto.

Noi speriamo che il governo vada avanti: ora che la rivolta è così esplicita da richiamarsi a modelli come l’intifada, nelle strade italiane, europee, occidentali non può essere lasciata attecchire. Se anche la Polizia che la fronteggia dice che serve il Ddl sicurezza, questo è un motivo in più per approvarlo in fretta.


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