Elly la masochista parla di auto elettriche agli operai

· 7 Dicembre 2024


Cari ascoltatori, ieri Elly Schlein non stava nella pelle perché certi esseri strani chiamati operai esistono davvero. Certo, sono un po’ sudaticci e non frequentano i circoli giusti, ma a modo loro sono curiosi. Così, tutta entusiasta come al luna park, è andata a incontrarli e ha scoperto che li si può perfino toccare, scambiarci due parole.

Tutto questo è accaduto dopo una settimana buona di silenzi imbarazzati sulla crisi industriale di Stellantis, l’erede del principale polo industriale automobilistico italiano: Elly è andata allo stabilimento di Pomigliano a portare solidarietà ai 54 dipendenti della società Transnova, un’azienda di logistica e trasporti che eroga servizi a Stellantis, per la quale sono stati annunciati degli esuberi e i cui lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro.

Tentando di inscenare un ritorno dell’operaismo della sinistra novecentesca, con piglio da capopopolo ha detto che il segretario della Cgil Maurizio Landini (cioè la sua spalla, o il suo capo) ha subito degli attacchi vergognosi: esatto, quello che ha invitato tutti alla rivolta sociale. Poi si è data ai selfie abbracciata a qualche operaio, ai collegamenti tv e infine, quando è riuscita a pronunciare il nome di Stellantis, ha sparato questa: “Bisogna assolutamente riportare in Italia le produzioni di auto per il mercato di massa nell’elettrico, perché non possiamo lasciare il campo libero soltanto ad altri produttori di altri Paesi”. Esattamente: Elly insiste col dogma dell’elettrico, ergo non ha capito che cosa sta succedendo nell’intera filiera produttiva mondiale dell’automotive.

Se voleva davvero fare qualcosa di sinistra, Elly avrebbe potuto iniziare chiedendo scusa per l’abbaglio clamoroso che han preso le sinistre degli ultimi lustri, politicamente corrette, perbene, arcobaleno, multi-culti-green, un abbaglio in cui hanno trascinato tutta Europa. Avrebbe dovuto chiedere scusa per la follia del green deal, quell’idea alla sovietica di piegare l’economia di un intero continente a uno schema ideologico tracciato a tavolino, la cosiddetta conversione forzata i cui costi sociali, secondo queste sinistre fighette, sarebbero stati dettagli. Il fatto è che i dettagli sono quegli operai che Elly ieri abbracciava, i danni collaterali di un’idea socialista e dirigista che, come è sempre accaduto nella storia, si è rivelata un fallimento. Oppure un grande successo, sì: ma per Pechino.

Allora, visto che tendiamo a escludere che le sinistre continentali alla Schlein lavorassero per Pechino, crediamo che si tratti proprio di una caso di inadeguatezza: semplicemente inseguivano le loro fole ideologiche. Per questo Elly dovrebbe chiedere scusa, per aver dimenticato il tema connotante della sinistra, cioè il lavoro, quella cosa che Karl Marx definiva attività trasformatrice della natura, apoteosi della capacità dell’umano di cambiare la realtà e di esprimere la propria creatività. La sinistra ha completamente dimenticato questo, in nome delle desinenze, dei bagni gender, della lotta al vocabolario, alla storia occidentale. Insomma in nome delle paranoie da ztl, che infatti sono le sue sacche di consenso.

Se Elly avesse fatto un mea culpa sarebbe stata anche credibile, invece è andata a fare selfie e a parlare di elettrico agli operai. Non è proprio il suo mestiere.


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