Ricordate a Maurizio Leo che è di centrodestra
Giovanni Sallusti · 6 Dicembre 2024
Cari ascoltatori, ma il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, di Fratelli d’Italia, ha chiaro di che governo è viceministro? È una domanda retorica, ci mancherebbe, Leo sa che il governo di centrodestra di cui fa parte ha una linea chiara, un posizionamento storico su alcuni temi tra cui la questione fiscale, il rapporto Stato-contribuente.
Però ce lo siamo chiesto lo stesso, perché la notizia di oggi, quella lettera inviata a più di due milioni di partite Iva per invitarle in modo molto convincente ad aderire al concordato, sembra fuoriuscire dal tracciato storico della coalizione di centrodestra. Non è neanche la prima volta, perché a febbraio – e temiamo ci sia un nesso – Leo disse: quello su cui stiamo lavorando con l’Agenzia delle entrate è il cosiddetto “data scraping”, cioè considerare anche i dati sul tenore di vita che professionisti e imprenditori mostrano di avere e pubblicano sui social. Ci sembra un’ottica un po’ da Ddr, da Germania Est: il saccheggio nelle vite delle persone per riscontrare anomalie, tra l’altro agendo con una presunzione di colpevolezza surrettizia, che è l’esatto opposto di un’ottica liberale. Tanto valeva tenerci quelli come Roberto Speranza, che facevano della Ddr il loro orizzonte di riferimento.
Queste lettere sono state mandate partendo da ipotetiche discrepanze tra i redditi dichiarati, i costi sostenuti, gli stili di vita, tutte cose che sarebbero da dimostrare. E invece Leo fa pressione su oltre due milioni di contribuenti con un messaggio chiaro: “mettersi in regola oggi per non avere problemi domani”. Non suona tanto come “fisco amico”, né come rapporto leale e collaborativo, non inquisitorio, con il contribuente.
Non possiamo allora non associarci alle parole di Matteo Salvini, il quale ha detto: “Non ho condiviso, né nel metodo, né nel merito, questo invio di milioni di lettere con tono inquisitorio a gente che ha pagato le tasse”. Salvini aggiunge anche una cosa interessante: “Se c’è uno strumento che non funziona, e penso al concordato, non bisogna inseguire gli italiani, ma cambiare strumento”.
In effetti è proprio di un’ottica dirigista pensare che uno strumento approntato dal governo sia buono, giusto ed efficace di per sé, per cui i recalcitranti contribuenti italiani devono applicarlo e basta. Salvini ha fatto benissimo a segnalarlo, perché questo non è l’approccio che ritroviamo nel programma elettorale del centrodestra sul fisco; né è quello che l’elettorato di centrodestra si aspetta, cioè di essere considerato una maggioranza silenziosa e operosa, non gente che di sicuro evade.
Se vogliamo tenerci questa retorica allora ci teniamo anche il Pd, per cui, viceministro Leo, riveda questa impostazione che ci sembra dirigista e francamente poco liberale.