Nel baratro green Macron ci cada da solo

· 5 Dicembre 2024


Cari ascoltatori, farsi condurre al suicidio green da Macron, no grazie: sarebbe masochismo, per di più ideologico. È successo infatti che, al Consiglio dei ministri dei Trasporti dell’Unione europea in corso a Bruxelles, Matteo Salvini ha descritto senza alcuna iperbole che cosa rappresenta il green deal ideologico, il dogma dell’elettrico a tutti i costi, e in particolare che cosa rappresenti la balzana idea eurocratica di condurre la conversione forzata che dovrebbe partorire il 100% di motori elettrici nel 2035: “Un suicidio ambientale, sociale, politico e industriale”. È una cosa che sta già avvenendo, non una previsione di sventura: per esempio, sta saltando la grande filiera produttiva dell’automotive tedesco, stanno chiudendo stabilimenti Volkswagen proprio in Germania. E gli operai tedeschi del settore sono in rivolta.

Salvini ha poi ricordato la proposta italiana di mettere in discussione questo dogma, di cambiare il sistema di Bruxelles, di eliminare quella scadenza, idea condivisa da Repubblica Ceca, Bulgaria, Polonia, Romania e Slovacchia. Sembra proprio che chi ha conosciuto il socialismo reale del Novecento non voglia il socialismo gretino del 2024, la distopia di una guida dall’alto dei processi economici, del tessuto produttivo. Salvini ha ribadito che “se non cambiamo rapidamente, nei prossimi mesi avremo grossi problemi in tutte le città europee per le grandi tensioni sociali derivate dalla crisi dell’industria automobilistica”.

Invece il nuovo commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas, nei suoi incontri con Danimarca, Svezia e soprattutto Francia, ha riscontrato la incrollabile determinazione di questi Paesi a perseguire quel traguardo, dimostrando un’inquietante “cupio dissolvi” produttiva. È una follia e fa rientrare la Francia nel novero di quelle nazioni che, giustamente dice Salvini citando Parigi per prima, “per ideologia, arroganza o ignoranza” rischiano di distruggere l’industria dei motori a vantaggio della Cina.

Ci sembra chiaro che lasciarsi condurre al suicidio continentale da una leadership politica che sta già distruggendo l’economia domestica del suo Paese non sia una genialata: Macron è alle prese con una crisi politica gravissima, figlia delle sue decisioni strampalate, partorite nello sforzo di costruire artificialmente governi di minoranza. E anche figlia di una crisi economica che si è aggravata tanto che i titoli francesi sono valutati peggio dei titoli greci: perfino il Wall Street Journal si chiede se la seconda locomotiva d’Europa sia diventata la nuova Grecia, di fronte al record di spread con la Germania, ai quasi mille miliardi in più di debito pubblico in sette anni di Macron.

Ma che la dirigenza francese, mentre persegue il suicidio ideologico green del suo Paese, trascini l’intera Europa nel medesimo baratro, ci pare veramente troppo.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background