Far entrare Renault? Una beffa per l’Italia
Alessandra Mori · 4 Dicembre 2024
In questa puntata di “Pop economia-Rumore” Alessandra Mori discute con il giornalista ed esperto in economia Nino Sunseri, con il responsabile sindacale dell’Ugl Metalmeccanici Stellantis Giuseppe Zazzaro, e con il segretario Ugl Antonio Spera delle prospettive che si aprono per Stellantis in Italia dopo le dimissioni di Carlos Tavares.
L’analisi di Sunseri parte dal fallimento del progetto Stellantis come era stato concepito cinque anni fa, fallimento testimoniato dalle dimissioni di Tavares, che era l’uomo designato a realizzarlo.
Che cosa succederà ora? “Intanto notiamo che lo special advisor designato ad accompagnare la transizione verso un nuovo ad è Richard Palmer, l’ex direttore finanziario. Questa scelta indica che il problema verrà affrontato per via finanziaria e non industriale, altrimenti avrebbero messo come advisor un uomo di automotive, tipo un ingegnere. Essendo fallito quel progetto se ne deve fare un altro, dove la finanza ha la prevalenza sull’industria: prima mettere a posto i conti e poi si vedrà”.
“La soluzione finanziaria significa che avverrà un nuovo matrimonio: si parla di Renault, il che significherebbe che comanda lo Stato francese, perché è azionista di Stellantis ed è primo azionista di Renault. Di conseguenza l’Italia verrebbe cancellata, e i primi fabbricanti d’auto in Italia rischiano di diventare Ferrari e Lamborghini, che insieme non arrivano neanche a 20mila macchine”.
“Comunque si andrà verso un restringimento notevole dell’offerta di auto, qualcuno già parla di un Airbus europea dell’auto, come è successo negli aerei, e questo significa che di costruttori ne resteranno uno o due, con tutto quel che ne consegue. Il compito del sindacato e della politica sarà di rendere questa transizione, e il calo di occupazione che seguirà, il meno violento possibile”.
“Questo è veramente un caso, che dovrà essere studiato dagli storici, di suicidio non assistito, imposto dalla politica. L’Europa aveva raggiunto livelli di eccellenza tecnologica nei motori termici, cioè benzina e diesel, che non aveva pari nel mondo. Ma la politica, la Commissione europea e i vari mondi che le girano intorno, non è stata capace di proteggere questo sistema, che era talmente forte e a livelli di tecnologia non superabili, che i concorrenti si sono messi a fare altro. Così i giapponesi hanno messo a punto la motorizzazione ibrida, che ormai è diventata uno standard mondiale. I cinesi hanno poi fatto il salto definitivo, hanno invertito il parametro e si sono inventati l’elettrico. Noi europei, tedeschi, italiani, francesi, eravamo del tutto impreparati. Noi abbiamo continuato a sviluppare, con risultati eccellenti, gli euro 6, gli euro 7, che erano di alto livello sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista delle emissioni. Quindi affidarci a tecnologie non nostre è stata una decisione politica incomprensibile e distruttiva”.
Secondo Antonio Sfera, l’epilogo “era nell’aria – ma i tempi non si conoscevano, perché Tavares aveva una scadenza contrattuale – vista la situazione che si era creata e l’indirizzo del gruppo che continuava a non aumentare i volumi produttivi. D’altronde è un problema di tutte le case automobilistiche europee, che sono in forte affanno. Il problema non si risolve sul discorso dell’elettrico, va risolto in Europa, perché è vero che in Europa le emissioni CO2 sono calate, ma nel mondo sono aumentate: quindi sembra che si stia facendo la guerra contro i mulini a vento, e ci stiamo suicidando”.
“Andiamo verso l’elettrificazione ma per le famiglie una macchina elettrica è praticamente inaccessibile, dato che costa 40-45mila euro. E questo comporta l’invasione del prodotto cinese. E per quanto riguarda le multe previste dalla Commissione europea per il superamento delle soglie di produzione di vetture endotermiche, si tratta di cifre che vanno a impattare sui costruttori: se non si immatricolano un certo numero di auto elettriche stiamo parlando di 16 miliardi. Per questo tante case automobilistiche, tra cui anche Stellantis, importano prodotti cinesi, passando per la Polonia e vendendo così un prodotto a basso costo”.