Filippo Facci: il mio vocabolario di psicopolizia woke

· 30 Novembre 2024


Il giornalista Filippo Facci è l’ospite di questa settimana a “Parlando liberaMente”, la nostra intervista con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo. Facci ha parlato con Giovanni Sallusti delle follie woke in tutto il loro estremismo: 

“Non ci sto dietro, al woke, al punto che sto compilando un vocabolario, proprio con le voci dalla A alla Z, per capire tutti i termini assurdi di come le parole dovrebbero cambiare, il loro significato, l’interpretazione”.

“Le parole cambiano, è normale, magari uno che fa lo spazzino lo chiami netturbino, operatore ecologico anche se comincia a essere un po’ lungo. Ma poi ci sono altre questioni, tipo che i nani bisogna chiamarli ‘verticalmente svantaggiati’: guarda, arriva il verticalmente svantaggiato del circo. Ma quel che non sapevo è che esiste anche l”orizzontalmente svantaggiato’: è il ciccione. E nei Paesi anglosassoni stanno peggio di noi: in Gran Bretagna o negli Stati uniti se si sbaglia una parola licenziano la gente”.

“Sono arrivato perfino a difendere Travaglio. Una volta dalla Gruber disse che la legislatura, secondo lui, doveva essere sciolta nell’acido. Un’espressione forte, era un modo di dire che doveva sparire. Sui giornali apparve Lucia Annibali, quella giovane di Urbino che venne sfigurata con l’acido, che sui social scrisse: chi come me ha conosciuto gli effetti dell’acido, si augura che questo non debba mai accadere nessuno. Ne seguì uno ‘shitstorm’, un movimento di opinione contro Travaglio, che aveva usato l’idea dell’acido come metafora per sciogliere la legislatura. Parlare è diventato impossibile: se dici ‘sei proprio un cretino’ salterà fuori qualcuno a risponderti che offendi i bambini ammalati di cretinismo. Che in origine è una malattia”.

“Negli Stati Uniti la vittoria di Trump è anche un po’ una conseguenza di questo: il politicamente corretto, il woke, sono calati dall’alto, una buona parte del partito democratico ha abbracciato queste battaglie con fragore. Una volta le parole cambiavano dal basso, nel senso che era la gente che cominciava a parlare in un altro modo e ad avere abitudini diverse. Oggi calano dall’alto, anche da parte di un esercito di giornalisti, ma chi guida tutto è una minoranza, anche se non lo sembra perché prevale di gran lunga sui giornali e in tivù. Per scrivere un libro su un nero devi essere nero, scrivere un libro su una donna devi essere una donna. Ma negli Usa, con grande presunzione woke, hanno confuso l’avere le leve del potere con l’avere le leve dell’opinione democratica. E infatti hanno preso una trombata tale che devono ancora riprendersi”.


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