Metamorfosi di Landini: ora è il capo dei centri sociali
Giovanni Sallusti · 29 Novembre 2024
Cari ascoltatori, registriamo la definitiva metamorfosi di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, in Landini Maurizio, capo degli antagonisti italiani. È un mese che Landini agita la parola d’ordine della rivolta sociale contro un governo che esplicitamente definisce fascista. L’ha fatto dei salotti mediatico-intellettuali amici, l’ha fatto da Marco Damilano, l’ha ribadito in tanti talk, con i conduttori che assentivano e magari applaudivano anche, interiormente, a questa bestialità.
E c’è chi ha preso alla lettera le esternazioni di Landini, per esempio i galantuomini dei centri sociali e gli altri gruppi dell’antagonismo, che a Torino hanno aggredito le forze dell’ordine, hanno tentato di forzare il blocco, di fare irruzione nelle stazioni di Porta Nuova e di Porta Susa, esibendo il solito campionario di violenze: hanno bruciato le foto della premier Giorgia Meloni e del vicepremier Matteo Salvini, del ministro della Difesa Guido Crosetto e dell’ad di Leonardo Roberto Cingolani, al grido di “al rogo, al rogo!”.
Ecco il format degli antagonisti che vorrebbero applicare la rivolta sociale chiesta da Landini: il nemico ideologico va mandato al rogo. C’è stata una presa di posizione immediata delle forze dell’ordine e anche del sindacato autonomo di polizia, un sindacato che sta nella realtà, sulle strade, non nei salotti. Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, ha detto che “ci sono atteggiamenti che non solo mettono a rischio la sicurezza degli agenti, ma compromettono anche la tranquillità della città e la sicurezza dei cittadini. È indispensabile che la politica, in modo trasversale, condanni con fermezza questi comportamenti criminali. Non ci devono essere ambiguità, né atteggiamenti giustificazionisti”.
Ma oggi, nel grande giorno dello sciopero generale, mentre gli antagonisti mettevano a soqquadro Torino, Landini ha forse parlato come segretario della Cgil? Giudicate voi: ha iniziato evocando lo spettro autoritario: “Non è un caso che i regimi autoritari, come primo atto, hanno sempre messo in discussione il diritto di sciopero”: contraddicendo però, con la sua presenza, la sua stessa dichiarazione. E poi l’evocazione: “Se il fascismo e il nazismo sono stati sconfitti, è stato grazie al mondo del lavoro”. Nessun capo storico della Cgil, pensiamo solo alle gradi adunate sindacali di Luciano Lama, s’è mai sognato di dire che al governo c’erano i nazisti e che il sindacato doveva combattere i nazisti.
Ma questo, infatti, non è un linguaggio sindacale, bensì un linguaggio antagonista: loro contro i nazifascisti. Tant’è che Landini ha aggiunto: “Siamo stati accusati di non fare i sindacalisti, che facciamo politica. E io lo dico in modo esplicito e chiaro: sì, è assolutamente vero, noi tutti insieme facciamo politica. Ma noi pensiamo alla politica che è una cosa seria, che mette al centro i bisogni essenziali delle persone. Lo diciamo perché per noi un altro Paese è possibile costruirlo”.
Lui insomma vuole costruire un altro Paese rispetto a quello governato dai nazifascisti, e ha rincarato: “Mi sono permesso di usare una parola che ad alcuni esponenti del governo non è piaciuta. Ci hanno detto fondamentalisti. Noi siamo in piazza perché vogliamo rivoltare questo Paese come un guanto”. Nessun sindacalista ha mai usato un’espressione del genere, neanche nei momenti di maggior tensione sociale.
E infatti, mentre lui diceva che il Paese va rivoltato come un guanto, a Torino c’era chi provava a mettere in pratica questa indicazione contro le forze dell’ordine, contro i lavoratori in carne e ossa, contro le stazioni, contro il diritto alla mobilità, la circolazione delle persone. Costoro oggi hanno trovato il loro capo, si chiama Maurizio Landini.