Il tar ha deciso: Vita reale 1 – rivolta sociale 0

· 28 Novembre 2024


Cari ascoltatori, stasera sintetizziamo in stile calcistico: vita reale 1 – rivolta sociale 0. È successo infatti che il presidente della Terza sezione del Tar ha respinto il ricorso d’urgenza presentato contro la precettazione firmata dal ministro Salvini a proposito dello sciopero di domani. Lo sciopero generale nazionale quindi non sarà più selvaggio ma, come da precettazione, durerà quattro ore. A Tagadà il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri ha detto che quello non è il loro ricorso, ma un altro, per cui non è detta l’ultima parola; qualunque sia l’azzeccagarbugliata che hanno in mente, se il Tar ha respinto questo, è difficile che ne accolga altri uguali.

Con questa decisione, il Tar ha certificato che in questo Paese il diritto costituzionale di sciopero non è mai stato a rischio, come invece sosteneva il manistream landinesco. Piuttosto, con la serrata totale sarebbero stati a rischio altri diritti: il diritto alla mobilità, per esempio, che però diventa un ritornello gradito quando si parla di mobilità dolce, di mobilità sostenibile. Poi, il diritto al lavoro, perché ci sono persone che non hanno possibilità alternative per muoversi, per non dire di categorie come i lavoratori autonomi, le partite Iva, che non sono garantiti, un oceano umano che il sindacato alla Landini dimentica. E anche il diritto allo studio, perché per gli studenti il problema è lo stesso.

Il Tar ha riconosciuto che questa mole di diritti non può essere ignorata in nome di uno sciopero oltranzista. Inoltre, che il diritto di sciopero non sia in discussione lo dimostrano i numeri ricordati dal ministro Salvini: da quando si è insediato il governo, in Italia ci sono stati 949 scioperi; se poi pensiamo ai trasporti, un venerdì senza sciopero (cioè senza weekend lungo…) è una notizia, piuttosto che una prassi del vivere civile.

Salvini, giustamente, ha rivendicato il risultato: diritto allo sciopero sì, ma anche diritto al lavoro per la stragrande maggioranza silenziosa e operosa che per prima sarebbe stata danneggiata dal blocco totale del Paese. Dall’altra parte, abbiamo un sindacato che abdica alla propria storia perpetrando un abuso sistematico di questo strumento: come abbiamo già ricordato, il padre del sindacalismo italiano Giuseppe di Vittorio ammoniva che, nel servizio pubblico, lo sciopero dovesse essere una misura estrema molto ponderata. Ma oggi comandano i teorici della rivolta sociale, che Landini ha più volte rivendicato nei salotti televisivi amici, e così diventa palese che il sindacato odierno è solo un organo politico di opposizione al governo di centro-destra. Comunque, triplice fischio del Tar e vita reale 1 – rivolta sociale 0: un’ottima notizia.


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