Addio sindacato storico: così Landini ha distrutto la Cgil

· 27 Novembre 2024


Cari ascoltatori, ecco l’allarme democratico quotidiano secondo i giornaloni: è a rischio il diritto di sciopero, anzi sta sparendo. Vi tranquillizziamo subito: il gioco è truccato e lo sanno benissimo, il diritto di sciopero è in ottima salute, chi invece rischia seriamente di sparire è il sindacato – perlomeno come l’abbiamo conosciuto nel dopoguerra – grazie alla gestione Landini. La sua ultima impresa è stata di evocare, parlando con il benevolo intervistatore Marco Damilano, una svolta autoritaria, riferendosi alla precettazione che il ministro Salvini ha chiesto per ridurre lo sciopero generale da otto a quattro ore.

Vorremmo ricordare dunque a Maurizio Landini che Giuseppe Di Vittorio, nume tutelare del sindacalismo italiano e primo segretario della Cgil, quando in Assemblea Costituente si affrontò il diritto di sciopero, affermò con decisione il principio che lo sciopero nei servizi pubblici fosse “da evitare in tutta la misura del possibile, e che comunque vi si possa far ricorso soltanto dopo aver esperito invano tutti i tentativi di conciliazione”: Di Vittorio era consapevole delle ricadute che ha uno sciopero sui lavoratori, tanto più se generale e nei servizi pubblici.

Landini ha capovolto quest’ottica, ha inventato lo sciopero come weekend lungo e come prassi scontata, tanto che è una notizia quando di venerdì lo sciopero non c’è. Ha sdoganato apertamente quel che sta già avvenendo da anni nel sindacato, l’utilizzo inflazionato dello sciopero nei servizi pubblici. Non solo: quando incita alla rivolta sociale, Landini fuoriesce completamente dalla tradizione del sindacalismo italiano, in primis quello di sinistra e della stessa Cgil. Prendiamo a esempio la stagione di Luciano Lama: è stata all’insegna della retorica ideologica nelle dichiarazioni, ma del pragmatismo lucido nella sostanza, del riformismo graduale. Quella Cgil rappresentava degli interessi precisi e si confrontava con le controparti industriali e datrici di lavoro; ma non è mai successo in nome della rivolta sociale, che invece nella sua stagione migliore il sindacato italiano ha contribuito ad arginare. Quel che sta sparendo, con Landini, è tutta questa tradizione, mentre sta emergendo la trasformazione in un vero organo politico, cosa che sottotraccia era già da tempo, un braccio dell’opposizione di sinistra.

O forse ormai è il Pd di Elly Schlein a essere un braccio della Cgil, che si è presa il ruolo di guida addirittura di una rivolta sociale. Prova ne è anche il fatto che questo sciopero generale è stato annunciato contro la manovra prima che ne esistesse perfino la primissima bozza. Perciò i casi sono due: o Landini ha doti divinatorie, oppure il suo sindacato è un partito politico estremista che fa della rivolta la sua parola d’ordine, che svilisce lo strumento dello sciopero abusandone, che non c’entra più nulla con la sua stessa storia.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background