Su donne e immigrati Giorgia e Matteo dicono la verità
Giovanni Sallusti · 25 Novembre 2024
Cari ascoltatori, spesso ci riserviamo la libertà (ce l’abbiamo nel nome) di criticare il governo e la nostra area politica e culturale di riferimento quando ci sembrano troppo timidi rispetto all’agenda di centrodestra, ma stasera dobbiamo dire brava Giorgia e bravo Matteo. Oggi è stata una giornata molto importante, dedicata all’eliminazione della violenza contro le donne: la premier e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il vice premier e leader della Lega Matteo Salvini hanno affrontato il tema coi piedi piantati nella realtà, come deve fare una buona politica conservatrice, lontana dalle costruzioni ideologiche, dai progetti da buona società e dalle tesi che piacciono alla gente che piace, che sono invece l’essenza della contemporanea sinistra woke.
Matteo Salvini stamattina ha condiviso un post riepilogando i casi di alcune donne vittime di violenza, sopraffazione e femminicidio da parte di uomini. La prima era la giovane pakistana Saman Abbas, 18 anni, uccisa dai genitori e dallo zio. Per qualche motivo, ricordare donne vittime non di maschi bianchi ma di clan familiari guidati all’assassinio da una visione tradizionalista dell’Islam, ha molto scandalizzato la sinistra.
Salvini ha anche scritto: “Difendere le ragazze significa però anche riconoscere l’inevitabile e crescente incidenza degli aggressori stranieri, un dato preoccupante che non sminuisce in alcun modo i casi italiani, ma evidenzia le pericolose conseguenze di un’immigrazione incontrollata, spesso proveniente da Paesi che non condividono i principi e i valori occidentali”. E il clan che ha studiato e effettuato il femminicidio di Saman Abbas di certo non li condivideva.
Comunque, nel pomeriggio lo scandalo è raddoppiato, quando Giorgia Meloni, tra le altre cose, ha detto: “Adesso verrò definita razzista, ma c’è un’incidenza maggiore, purtroppo, nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente, perché chiaramente quando non hai niente si produce una degenerazione che può portare da ogni parte”: Meloni ha perfino dato una spiegazione più generosa, usata dalle stesse anime belle, ma che in bocca alla premier per costoro non va bene lo stesso. E così sui social, nei talk, sui giornali di domani già ci figuriamo lo scandalo del bieco governo sovranista che associa il tema dell’immigrazione a quello della violenza sulle donne.
Il fatto è che l’associazione non la fa il bieco governo, ma i numeri, i dati. Eccone qualcuno dei più recenti disponibili, fonte Viminale, riferiti al 2023: gli stranieri sono il 27% dei responsabili di femminicidi, il 18% dei responsabili di atti persecutori, il 28% dei responsabili di maltrattamenti in famiglia, il 43% dei responsabili di violenze sessuali, il 43% dei responsabili di sfregi al viso della vittima, il 31% dei responsabili di revenge porn. Visto che gli stranieri sono il 9% della popolazione, l’incidenza su reati di questo tipo è rilevante. La realtà dell’aritmetica dice che siamo di fronte a una gigantesca questione culturale.
Oggi siamo felicissimi che due dei tanti femminicidi italiani stiano trovando giustizia, Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontana, mentre la stessa pena è stata chiesta per Filippo Turetta, ritenuto responsabile di aver ucciso Giulia Cecchettin. È l’unica pena degna per reati del genere.
Poi, però, c’è anche la questione culturale di cui stavamo parlando, che non riguarda singoli criminali, ma fette di popolazione che non condividono la nostra idea della donna, per le quali la donna è inferiore ontologicamente, che provengono da Paesi dove la donna se non esce velata viene aggredita dalla polizia morale islamica e le viene sfracellato il cranio. È a questa contraddizione culturale che si riferiscono Meloni e Salvini, e soprattutto i dati: ed è proprio nell’interesse delle donne che dovremmo tutti tenerne enormemente conto.