Escalation? Tranquilli, sta arrivando Trump
Giovanni Sallusti · 21 Novembre 2024
Cari ascoltatori, tranquilli, sta arrivando Donald. Lo diciamo perché l’allarme che sta montando in questi giorni, e che oggi trova ampio spazio sui giornali, è fondato: il rischio di una nuova escalation bellica a partire dal fronte russo-ucraino c’è. La Russia ha aggiornato la propria dottrina nucleare, mossa di cui tener conto, perché Putin è un animale politico frutto della guerra fredda, di pura formazione sovietica. Proprio per questo, però, Putin conosce bene la deterrenza, il concetto di “mutua distruzione assicurata”, per cui se lui fa il passo nell’abisso, l’abisso stesso lo travolge. Quindi non è che dobbiamo aspettarci un attacco alle capitali occidentali, ma è comunque un segnale di cui bisogna tenere conto.
C’è poi la questione dei missili occidentali, statunitensi e britannici, e dell’autorizzazione di Biden a Zelensky di usarli in territorio russo. Lo scenario complessivo, insomma, è inquietante. Ma se la responsabilità per l’invasione, ovviamente, è di Putin, la non gestione precedente e successiva all’invasione è responsabilità di una classe dirigente occidentale non all’altezza. Quella europea perché non ha creato le condizioni affinché non avvenisse, e ora perché, da due anni, si culla nella retorica ipocrita e facilissima del “si sta con l’Ucraina” saldamente, proprio in trincea, non si fa un passo indietro: ma con i soldi del contribuente americano, con le risorse degli Stati Uniti, con le armi del Pentagono.
Una responsabilità ce l’ha anche la classe dirigente americana dell’amministrazione Biden, che non ha fatto valere la deterrenza, l’unico linguaggio che Putin capisce (e Trump lo sa). Si è fatta impaludare nel conflitto in un limbo fra il sostegno e i veti, senza un orizzonte strategico. Ma oggi l’amministrazione uscente è nella fase della transizione post elezioni, per cui i dossier, le strutture, le scelte politiche sono condivisi: è difficile che Biden abbia deciso di dare quell’autorizzazione sui missili senza informare Trump o addirittura senza concordarlo con lui.
Noi siamo i primi a essere convinti che Trump risolverà questa guerra, Donald ha un’agenda di pace ed è un leader occidentale e mondiale di pace. Però bisogna capire in che senso. Lo schema trumpiano, come conferma il suo primo mandato, è la pace attraverso la forza. Trump non è Gino Strada, non è un pacifista ideologico e rinunciatario, il suo meccanismo diplomatico è realista, vicino a Nixon e a Kissinger: più la potenza americana è in grado di esercitare la deterrenza, più ci sarà pace globale. Per questo nei primi quattro anni di Trump, Putin non ha aggredito nessuno. e in generale le canaglie globali, Iran in primis, sono arretrate.
I missili autorizzati, dunque, potrebbero essere uno degli argomenti dell’arsenale negoziale di Trump, ed è interesse italiano-europeo-occidentale – perlomeno dei popoli, perché le classi dirigenti non sono state all’altezza – che Trump sieda a al tavolo delle trattative con la maggior forza possibile, perché l’unica pace ottenibile con Putin e con quelli come lui passa attraverso la forza.
Quindi è vero che questo è un momento rischioso, che bisogna stare attenti. Però bisogna anche ricordarsi che Donald Trump è in arrivo.