Siamo in Libano per “garantire la sicurezza” di Hezbollah?!
Giovanni Sallusti · 20 Novembre 2024
Cari ascoltatori, c’è razzo e razzo. C’è stato in Libano un attacco alla base Unifil che ha coinvolto anche soldati italiani, ed è stato un attacco di Hezbollah. Sarà certamente un caso, ma abbiano notato che su siti e giornali la notizia è stata molto meno drammatizzata rispetto a quando si sono verificati incidenti, non attacchi voluti, con l’esercito israeliano. Come se i razzi di Hezbollah facessero un po’ meno scandalo, un po’ meno male. E in effetti la rivolta unanime delle anime belle non s’è vista, e nessuno ha chiesto la convocazione immediata dell’assemblea straordinaria dell’Onu.
Su questo episodio c’è stato, invece, un commento inquietante del ministro degli Esteri Antonio Tajani, al quale vorremmo chiedere che cosa intendesse dire. Tajani ha detto: “È inammissibile che si spari contro il contingente Unifil. Non hanno alcun diritto di farlo, sono truppe che hanno garantito anche la sicurezza di Hezbollah. Se è stato un errore, imparino a utilizzare meglio le armi. Noi non siamo nemici di nessuno, siamo lì per portare la pace”. Scusi ministro, ma esattamente i nostri soldati e i soldati Onu che cosa stanno a fare in Libano? Davvero sarebbero lì a garantire anche la sicurezza di Hezbollah, di un gruppo terrorista islamista? Un gruppo voluto e finanziato dall’ayatollah Khomeini già agli esordi della rivoluzione islamica iraniana, il braccio armato dell’Iran nella regione, con la missione quotidiana di insidiare e cancellare “l’entità sionista”, come dicono loro; una banda di tagliagole protagonista di attentati in Medio Oriente e all’estero contro civili israeliani. Hezbollah da anni bombarda massicciamente e tormenta la popolazione che vive nel nord di Israele in barba a qualunque accordo o risoluzione internazionale: è il tentacolo più forte (gli altri due sono Hamas e gli Houti) dell’offensiva del male che Teheran ha lanciato nel Medio Oriente, ufficialmente dal 7 ottobre, un regime teocratico islamista che teorizza il califfato globale, l’esportazione del terrorismo.
Se prendiamo la lettera delle parole del ministro Tajani, i nostri soldati sarebbero lì anche a garantire la sicurezza di questi signori, come se le due parti in causa, il “partito di dio” terrorista da un lato e la libera democrazia israeliana, fossero alla pari. Non solo: Tajani aggiunge: “se è stato un errore imparino a utilizzare meglio le armi”: cioè a mirare meglio sugli israeliani, evitando di colpire altri per sbaglio? A noi tutto questo sembra una cosa enorme, inquietante per qualunque italiano, europeo, occidentale affezionato alle sue libertà.