“Bella Ciao”: la liberazione farlocca dell’Umbria
Giovanni Sallusti · 19 Novembre 2024
Cari ascoltatori, la nostra democrazia è proprio intossicata dalle anime belle. Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Stefania Proietti, la nuova governatrice dell’Umbria, hanno pensato di festeggiare cantando Bella Ciao a squarciagola davanti al palazzo della Regione: così facendo, hanno urlato che si stesse celebrando una liberazione, cioè che fino a ieri quel palazzo fosse stato infestato dal fascismo.
Questo è un insulto sia rispetto alla cronaca sia rispetto alla storia. Da un lato è una delegittimazione totale dell’avversario politico, cioè del centrodestra del 2024, che viene trasformato in nemico ideologico, per l’appunto fascismo: così viene cancellata la dialettica democratica elettorale, da società aperta, e il centrodestra viene raffigurato come la reincarnazione del regime di allora. E dall’altro lato è un insulto alla storia, alle vittime dell’unico fascismo esistito, durato dalla marcia su Roma alla fine della guerra nel 1945.
La commedia tragica davanti al palazzo della Regione di questi tre festaioli che avrebbero liberato l’Umbria insulta Matteotti, i fratelli Rosselli, tutte le vittime senza nome, i perseguitati, gli incarcerati, gli esiliati. E insulta anche il presente, perché dare del fascista all’avversario stabilisce una gerarchia politico-morale, e non più una dialettica democratica, anche aspra, in cui la contrapposizione è su un’agenda sul Paese o su un territorio, sulle priorità, sull’economia.
Queste scene paradossali sono il cascame ultimo di quella grande farloccata intellettuale coniata da Umberto Eco, il “fascismo eterno”, che non tramonta mai, un rischio continuo alle porte, una categoria astorica che si può sempre appiccicare addosso all’avversario: se non governa la sinistra, il governo è fascista. Per questo costoro cantano Bella Ciao, perché per loro è normale che l’essenza di una democrazia, cioè una vittoria elettorale, si tramuti in una festa di liberazione.
È una vera intossicazione, e per questo ci sentiamo di dire no, non è così, non c’è nessuna ragione di cantare Bella Ciao, non c’è stata nessuna liberazione: gli umbri hanno scelto cinque anni fa e poi hanno scelto ieri. Per favore, tornate nella contemporaneità.