Ahah, con l’Emilia credono di pareggiare Trump
Giovanni Sallusti · 18 Novembre 2024
Cari ascoltatori, dal clima, dal tono, dalla botta di entusiasmo che deborda alle maratone sul voto amministrativo di oggi, nei commenti che si annunciano sui siti e sui giornaloni, abbiamo l’impressione che là a sinistra sognino di aver pareggiato Trump con l’Emilia Romagna.
Parliamo del clima perché la realtà è che, per quanti champagne vengano stappati, la vittoria del centro-sinistra in Emilia Romagna è una non notizia; leggermente più saliente quella in Umbria, anche se si tratta di un’altra regione storicamente di centro-sinistra.
Insomma, le facce che vediamo piene di entusiasmo pensano di aver pareggiato Trump: lo capiamo perché sono le stesse che il 5 novembre si incupivano davanti alla vittoria a valanga del Puzzone e, intrappolate nei talk, si rifugiavano stigmatizzando l’immaturità dell’elettore americano. Adesso gli stessi volti hanno ripreso colore e stanno seriamente dicendo che la vittoria in Emilia Romagna apre degli incredibili nuovi orizzonti per la politica italiana. Ma la verità è che Elly Schlein ora sta sotto 7 a 3 da quando ha preso in mano il Partito democratico: non è un gran cambio di clima, con un governo di centrodestra che è l’unico uscito addirittura rafforzato dal voto europeo.
In questa generale allergia alla realtà, registriamo anche un crollo di 20 punti dell’affluenza alle urne rispetto a cinque anni fa, ma visto che qui han vinto non viene preso in considerazione; mentre per loro era un dato su cui riflettere in Liguria, dove hanno perso. Un autentico capolavoro l’abbiamo sentito da Alessandro De Angelis dell’Huffington Post: alla Maratona Mentana ha detto che il centrodestra esce disastrato dal voto in Emilia, cioè da un’elezione che da quando esiste la Repubblica Italiana non ha mai vinto, in una regione caratterizzata dal monopolio politico-culturale della sinistra, ovviamente legittimato dal voto. La direttrice del QN, Agnese Pini, è stata più prudente: ha detto, riferendosi a Michele De Pascale, il vincitore in Emilia-Romagna, che ora si apre una partita oltre la Regione, che cambierà tutto anche a livello nazionale. Ovviamente non è così: il centrodestra emiliano si deve interrogare molto, ma il risultato del voto emiliano resterà lì, in Emilia.
In generale, ci aspettiamo che domani i giornali avranno emarginato i dati di affluenza in una pagina lontana, mentre vedremo titoli sul ritorno del campo largo, il vento che cambia, come dissero dopo il voto in Sardegna (e poi non è cambiato). Si stanno auto-convincendo che il vento progressista dell’Emilia compensi l’uragano che li ha piallati nella sostanza e devastati psicologicamente, cioè la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, che da gennaio sposterà drasticamente l’asse della politica occidentale in una direzione che a loro non piace. Ma va bene così, lasciamo loro il convincimento che l’insediamento di Trump alla Casa Bianca assumerà una veste minore perché la sinistra italiana ha vinto in Emilia. Che siano contenti, per un giorno.