Tommaso Cerno: Musk ha messo ko l’ipocrisia della sinistra

· 16 Novembre 2024


L’ospite di “Parlando liberaMente”, la nostra intervista con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo questa settimana è Tommaso Cerno, direttore del quotidiano “Il Tempo”. Con lui Giovanni Sallusti ha indagato alcuni temi della contemporaneità, fra i quali la politica italiana sotto assedio da parte di un una fetta di magistratura, le storture della sinistra e tutte le sue mascherature, comprese le polemiche sui post X di Elon Musk.

“Quelli del Pd, siccome il partito si chiama ‘democratico’, credono che la democrazia si completi in un’unica parte: per questo sono loro i fascisti, se vogliamo prendere il parallelismo che loro tanto utilizzano. I comportamenti della sinistra mostrano che ha ragione chi dice che essa non usa le urne per affermare il proprio potere o il proprio ruolo, ma altri metodi: da X stanno uscendo cantanti, e vabbè, ma anche magistrati, che così ci dicono che quel pensiero non finisce nelle canzoni ma nelle sentenze. E questo è un altro paio di maniche”.

“Musk, con poche parole su un social dove scrivono miliardi di persone, è diventato l’indicatore di dove  cercare le prove della grande anomalia della giustizia italiana. Quindi a maggior ragione su X dovremmo entrarci, perché vi si trovano le prove di ciò che in questo Paese non funziona. Scappare da X e così spingere gli altri a non vederle è un modo per tutelare il gruppo che le alimenta”.

“Su alcuni libri di scuola media, quindi per ragazzini poco più che bambini, con le cartine geografiche che distinguono i Paesi con i colori, l’Unione europea è divisa tra democrazie normali, fra cui fortunatamente c’è l’Italia, in verde, e democrazie incerte, semi-democrazie, in giallo. Una di queste è l’Ungheria: s’è stabilito che non è una democrazia perché Orban non piace alla sinistra”.

Sul “bancomat delle informazioni” dato dai dossier raccolti illegalmente, oggetto dell’inchiesta di Perugia: “La parola cronaca su cui si fonda il giornalismo non funziona come ha fatto per secoli, cioè prima i fatti poi le inchieste, poi i racconti, ma a rovescio: prima i racconti, poi le inchieste e infine i fatti conseguenti a un racconto che ha generato un’inchiesta, che altrimenti non esisterebbe. Quindi, raccontando le storie che noi abbiamo ascoltato e letto alla luce dell’esistenza di questo bancomat, abbiamo scoperto che in Italia ci hanno raccontato un sacco di fregnacce su tante persone che erano impegnate in cose importanti, cioè che stavano scalando un partito, o andando al governo, o eleggendo il presidente della Repubblica, o stabilendo delle nomine importanti. E ci siamo resi conto che la Lega e il suo segretario Matteo Salvini erano forse il più importante oggetto di attenzione e dossieraggio di questo gruppo di persone indagate a Perugia. La finalità di questa operazione era far cadere quel governo e mettere in difficoltà quel partito”.

“Se adesso, mentre stiamo chiacchierando, tu ricevessi l’informazione che nel condominio dove abiti c’è un incendio, credo che lasceresti immediatamente la conversazione per correre a casa. Invece quando qualcuno ha detto ‘attenzione politici che vi spiano e usano le vostre informazioni personali per farvi del male’, la sinistra non è andata a vedere se era il loro appartamento quello che bruciava. Come se sapesse già che era l’appartamento di un altro. Questo silenzio vuol dire che sono coinvolte, almeno culturalmente, una parte di quelle figure politiche che oggi vengono a darci le azioni di democrazia”.

“A inchiodare questo Paese per 30 anni, a fermare l’avanzamento della qualità democratica italiana spingendoci spesso fuori dal binario principale, è proprio la giustizia che non dà garanzie sulla vita di un cittadino che si trova per sbaglio ad averci a che fare. È per questo che dall’estero non vengono a investire in Italia: qui ci sono i luoghi più belli del mondo, la qualità della vita più bella del mondo, la tecnologia più bella del mondo, ma se per sbaglio ti arriva una lettera di una Procura sei fregato per dieci anni, anche, e a volte soprattutto, se non hai fatto niente. Per questo la riforma della giustizia va inserita tra le priorità del Paese”.


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