Landini, di’ qualcosa sui compagni di sciopero pro-Hamas
Giovanni Sallusti · 13 Novembre 2024
Cari ascoltatori, stamattina abbiamo una domanda per Maurizio Landini, il segretario della Cgil onnipresente sui giornaloni e nei talk: la rivolta sociale di cui parla sempre, è anche la rivolta pro-Hamas?
Spieghiamo: Landini ha partecipato assieme agli altri sindacati all’incontro con il governo, dal quale è uscito ovviamente con l’idea con cui è entrato e ha confermato lo sciopero generale nazionale del prossimo 29 novembre, che è uno sciopero aprioristico e ideologico, visto che è contro una manovra che, in una contingenza difficile, struttura un’operazione sul cuneo fiscale che va a beneficio anzitutto degli stipendi medio-bassi: ma Landini ormai è la spalla di Schlein o, meglio, è lei a esser la spalla di lui.
Allo sciopero generale aderiscono le formazioni più disparate, tutti sul carrozzone della Cgil per avere un quarto d’ora di visibilità: fra queste (come racconta diffusamente Il Giornale) c’è questa organizzazione, i Giovani palestinesi, quelli che un mese fa hanno celebrato l’anniversario del 7 ottobre dicendo che è stato l’inizio di una rivoluzione. Cioè, secondo costoro sarebbe stato un atto di resistenza eroica entrare nelle case dei civili, sgozzare i bambini, seviziare le donne, fare strage di qualunque ebreo. Insomma, hanno ribadito le parole d’ordine dell’ufficio propaganda di Hamas.
Questi signori, sui loro profili social in inglese e in italiano, hanno comunicato la loro adesione allo sciopero generale, hanno invitato tutti i lavoratori e i sindacati a farlo contro il “genocidio in Palestina”, vocabolario proprio della retorica filo-Hamas, che evoca un genocidio inesistente: c’è un’operazione militare israeliana che purtroppo fa vittime civili, ma è l’inevitabile reazione alla guerra scatenata il 7 ottobre dall’asse del male islamista contro Israele.
Il problema è che la finzione di uno sciopero sindacale in nome di questioni che riguardano il salario, è difficile da sostenere perché i redditi medio-bassi aumentano; ed è difficile farlo per i contratti, per la situazione economica del Paese, perché l’Italia non è messa così male, soprattutto se guardiamo le presunte locomotive d’Europa, Francia e Germania in testa.
Così scopriamo che si sciopererà anche contro il genocidio in Palestina e l’aggressione sionista al Libano: in pratica si farà da grancassa alla propaganda anti-israeliana, cioè anti-ebraica, con le parole d’ordine di Hamas. Landini tace, d’altronde ormai ha trasformato il più grande sindacato italiano in un blocco antagonista di sinistra incitando pure alla rivolta sociale, cosa che i grandi padri del sindacalismo italiano non avrebbero mai fatto. Un Giuseppe Di Vittorio, un Luciano Lama hanno sempre mantenuto la Cgil dentro il tessuto democratico, così come la loro dialettica, anche quando si è inasprita, non si è mai spinta all’incitamento alla rivolta sociale.
L’antagonismo landiniano, invece, è così privo di freni che a quanto pare si mischia come niente con l’antagonismo pro-pal. Ma va bene a tutti che il 29 si scioperi anche in favore di Hamas? Landini, dì qualcosa, fra un talk e l’altro.