L’impero delle toghe rosse: nuova sentenza preventiva

· 12 Novembre 2024


Cari ascoltatori, la galleria degli orrori della magistratocrazia ha un nuovo pezzo in collezione. Ecco il nuovo colpo di questa patologia italiana per cui l’ordine giudiziario evolve in un potere ipertrofico che sottomette il potere politico, ne ribalta le decisioni in favore dell’ideologia più gradita al quel pezzo di magistratura fuori controllo: la sezione Immigrazione del Tribunale Civile di Roma ha di nuovo sospeso la convalida di un trattenimento di migranti nel centro allestito in Albania.

Si tratta di otto persone: per una di loro è stato riconosciuto lo stato di fragilità e sarà ospite di un CPR italiano, gli altri 7 migranti torneranno in Italia e saranno liberi. La motivazione riportata nel dispositivo rimanda alla decisione che la Corte Europea di Giustizia dovrà finalmente prendere a luglio 2025 sulla lista dei Paesi sicuri, e anche in questo caso la questione riguarda la contestazione su Egitto e Bangladesh: il che significa che fino ad allora le porte saranno aperte a chiunque.

Quindi, di nuovo, un’azione che riguarda la facoltà decisionale del potere politico, che si basa sul mandato ricevuto dagli elettori, è diventata appalto di toghe nazionali ed europee; caso unico, perché nel resto del continente, per esempio in Germania e in Svezia, si rimandano migranti in Iraq e in Afghanistan, che proprio Paesi sicuri non sono.

Ma il peggio è che questa è una sentenza preventiva: infatti già ieri era stata di fatto annunciata da Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica, ovvero la corrente più di sinistra delle toghe, alla kermesse per i 60 anni dalla fondazione. Silvia Albano, ricordiamo, è tra i magistrati che nel recente passato hanno già smontato questo provvedimento del governo, e che anzi l’avevano criticato appena il governo l’aveva emesso.

Tornando alla kermesse, ieri la presidente ha praticamente detto che non poteva che andare così: “Se noi pensiamo che ci siano elementi di frizione tra la Costituzione o tra il diritto dell’Unione e certe norme, abbiamo l’obbligo o di sollevare la questione di costituzionalità o di disapplicare o di mandare alla Corte di giustizia”. Di approvare il provvedimento non se ne parla, però di disarticolarlo, di stopparlo, di ostacolare la politica del centrodestra sì, perché è di parte opposta alla loro. Tant’è che fra i magistrati ha cominciato a girare il refrain che il clima è addirittura peggiorato rispetto a quando c’era Berlusconi, e noi ricordiamo come fu trattato.

Ma, di là delle loro ipocrisie, quel che davvero è sconcertante è l’ammissione che queste decisioni si sanno prima, e si sanno prima perché sono decisioni politiche contro il governo da parte dell’ordine giudiziario, che questa facoltà non ce l’ha: eppure sconfina quanto vuole e non lo nasconde neanche più, anzi lo rivendica.


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