Ecco il peggior nemico dei lavoratori: Landini
Giovanni Sallusti · 8 Novembre 2024
Cari ascoltatori, parliamo del principale nemico dei lavoratori in Italia, Landini Maurizio, segretario generale della Cgil e, più in generale, del sindacalismo ideologico, aprioristico, gruppettaro, fuori dalla realtà. Oggi è stato un giorno di sciopero selvaggio nel settore dei trasporti, con il seguente risultato: principali città italiane ingestibili, pendolari, lavoratori, studenti lasciati allo sbando, situazione invivibile.
Landini, difendendo le ragioni di questa manifestazione, ha reiterato la gaffe che aveva fatto quando aveva incitato alla rivolta sociale, da sempre il passatempo dei figli di papà privilegiati che giocano agli estremisti di sinistra: oddio, sta arrivando la rivoluzione e non ho niente da mettermi. In genere, quelli che nella storia della sinistra italiana hanno provato, dal loro punto di vista, a portare avanti politiche concrete nell’interesse del lavoro e dei lavoratori, erano i riformisti, che immaginavano soluzioni pragmatiche e trattavano stando coi piedi nella realtà. Gli estremisti invece amavano la rivoluzione, ma dovevano trovare il vestito da mettere.
Oggi Landini dunque si è ripetuto: “Rilancio con forza la rivolta sociale. Continuo a pensare che di fronte a quello che sta succedendo ce n’è assolutamente bisogno, perché la libertà delle persone oggi è messa in discussione”. Non si sa che cosa voglia dire, secondo noi la libertà delle persone è messa in discussione a Teheran: pensiamo per esempio a quella ragazza sparita perché non si è voluta vestire secondo i dettami della sharia. Meglio allora non dire cose offensive rispetto alle situazioni in cui davvero la libertà è a rischio.
Questa giornata surreale ha mostrato in modo plastico, calato nella vita degli italiani, che questo modo di fare sindacalismo in realtà è un modo di fare politica, e infatti Elly Schlein subito si è accodata. Non si capisce chi è la spalla di chi, ma comunque è lotta politica, non è rappresentanza di interessi concreti, e infatti questo tipo di sindacalismo ha bloccato l’Italia: immaginate il problema per un lavoratore pendolare, per qualcuno che doveva spostarsi con l’alta velocità, o con i regionali, o all’interno delle città. Il servizio di trasporto pubblico a Milano è andato con il contagocce oggi che è un giorno lavorativo: capiamo che per quel tipo di sindacalismo il venerdì è un appendice del weekend (tralasciamo che nel mondo reale si lavora anche nel fine settimana, pensate alle tantissime partite Iva), è un ponte permanente. Ma oggi i lavoratori sono stati impossibilitati a lavorare, gli studenti impossibilitati a spostarsi, le famiglie impossibilitate a spostarsi se avevano delle necessità.
Vorremmo ricordare a Landini che Giuseppe di Vittorio, padre del sindacalismo italiano, primo segretario della Cgil nel dopoguerra, partecipando ai lavori dell’Assemblea costituente e parlando del diritto di sciopero, faceva notare che nel servizio pubblico bisogna avere particolari accortezze. Citiamo letteralmente: “La Confederazione generale italiana del lavoro ha sancito spontaneamente nel proprio statuto approvato all’unanimità il principio che lo sciopero nei servizi pubblici sia da evitare in tutta la misura del possibile, e che comunque vi si possa far ricorso soltanto dopo aver esperito invano tutti i tentativi di conciliazione”.
Ora, di fronte per esempio a una manovra finanziaria che con il taglio del cuneo fiscale, reso finalmente strutturale, innesca un aumento dei salari, siamo all’estrema ratio? No, e nemmeno sono stati esperiti tutti i tentativi per evitarlo, perché c’è ogni venerdì.
Registriamo dunque la verità: uno dei principali nemici dei lavoratori italiani in carne e ossa sono il sindacato ideologico, la Cgil, e il suo segretario Maurizio Landini.