Il Ko definitivo di Obama. Non ci mancherà

· 7 Novembre 2024


Cari ascoltatori, oltre al burattino Kamala Harris il grande sconfitto in queste elezioni americane è il burattinaio: Barack Obama. Il ritorno di Donald Trump con un risultato così nitido e perentorio segna la fine dell’obamismo ed è una notizia strepitosa per tutti gli uomini liberi affezionati all’anomalia americana.

Obama ha subito una disfatta anzitutto nel metodo, fatto che è stato relegato in soffitta dai giornaloni perché è avvenuto sul fronte dei buoni e dei giusti. La candidatura di Kamala Harris, infatti, è stata frutto di un colpo di mano dell’oligarchia interna ai dem, senza che si passasse dal vaglio popolare delle primarie. Obama e il suo clan finsero di accorgersi solo dopo il dibattito con Trump che Joe Biden non era più in condizioni psicofisiche di fare il presidente, ed ebbero gioco facile a scalzarlo e a imporre Kamala come nuova candidata. All’inizio erano tutti scettici, per esempio il clan Clinton, che però era la parte perdente nella guerra fra le famiglie dem, poi il partito si è adeguato a questa operazione di puro elitismo obamiano.

Il fatto è che tutto questo contraddice lo spirito americano che detta la seguente regola: chi si candida a rappresentare il popolo deve avere prima il consenso del popolo medesimo. L’operazione di Obama ha rappresentato un’offesa a monte nei confronti dell’elettorato americano che lo ha punito non solo per questo, ma anche nel merito: la bocciatura di Kamala è stata una sconfitta ideologica, la fine della cosiddetta identity politics, la politica delle identità, cioè quel grande abbaglio che ha trasformato il Partito democratico di Kennedy o di Clinton nel cartello dell’ossessione vittimistica delle pseudominoranze, sessuali, confessionali, antropologiche. Il Partito democratico non rappresenta più un blocco sociale, come lo è stato per larga parte nel Novecento, quando era radicato negli stati centrali, anche nella Rust Belt industrializzata: un partito di cui Joe Biden è stata l’ultima espressione.

Obama si è perso per strada un’ovvietà: l’afroamericano, l’americano latino, sono anzitutto americani, lavoratori, contribuenti, risparmiatori, per cui se tu presenti loro un’agenda credibile sull’economia, ti seguono. E quest’agenda è abbassare le tasse, combattere l’inflazione che sta ammazzando il potere d’acquisto, invertire la deindustrializzazione e la delocalizzazione delle filiere produttive americane a causa della quale in tanti hanno perso il posto di lavoro. Questo interessa loro e per questo hanno ascoltato più Trump che Kamala, che secondo Obama andava votata come bandierina woke, in quanto donna e in quanto di colore, pena essere etichettati come machisti e razzisti. Alla fine ha vinto la realtà, e grazie all’elettore americano possiamo archiviare la stagione politica di Barack Obama.


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